Avverto lo stesso un vago nervosismo anche se stavolta non è per la paura di sbagliare: stavolta la tensione che mi comprime il diaframma é molto più personale; cerco di distrarmi ascoltando il telegiornale gracchiato dal televisorino di fronte al letto:
“…nonostante il regime di protezione cui era affidato dopo la sua denuncia di un tentativo di estorsione, é stato GIUSTIZIATO da sicari mafiosi”…
Sarebbe a dire che la mafia, ammazzandolo, ha fatto giustizia.
Santo Iddio, almeno la lingua italiana per fare il giornalista….almeno se si suppone che per un giornalista iscritto all’albo la giustizia sia quella amministrata dallo stato in base alle proprie leggi.
Giornalisti…come quelli che si sono occupati della mia faccenda: “medico rifiuta cure dopo aborto con RU 486″.
Sono o no un obiettore? L’ho sempre dichiarato! Ed invece ho raccolto solo indignazione e sberleffi.
Cosa importa che si trattava solo di una visita di controllo… sarò sottoposto addirittura a procedimento disciplinare; come se non fosse mio diritto, per convinzioni religiose, rifiutare di partecipare ad una pratica abortiva.
Ho il diritto di lavorare, me lo garantisce la legge. Se lo rimangeranno, il provvedimento disciplinare.
Dieci minuti alle nove, arriva l’infermiera; é una puntualità che mi piace, é indice di serietà e già un po’ mi rassicura.
Con il medico che mi opererà ho avuto solo un breve incontro, ma lo sguardo sereno, la barba ben rasata, il camice pulito, sono elementi che nella mia esperienza hanno sempre accompagnato colleghi capaci e coscienziosi. Ma eccolo che mi accoglie nella sala.
- “Bene, dottor Prittini, avrò dunque il privilegio di operare un collega. A proposito della nostra comune professione, ho seguito la spiacevole vicenda di cui é stato vittima; vittima, ripeto, giacché condivido pienamente i suoi scrupoli morali e sono avvilito per le difficoltà che sta incontrando”.
- “La ringrazio, dottor Prattana, anche perché di solidarietà ne ho ricevuta ben poca; anch’io sono contento di conoscere un collega che antepone i propri principi morali e la militante fede religiosa al carrierismo ed alla parcella”.
- “Si, certo, va detto però che la possibilità di esercitare la professione nelle strutture pubbliche non ci viene negata; dispiace l’ipocrisia di certe censure, ma devo riconoscere che non ho trovato alcuna difficoltà a farmi assumere presso la ASL, nonostante il mio incrollabile rifiuto di rinunciare alla scelta di obiettare in base al mio credo religioso. E sì che di difficoltà se ne creano, lo devo ammettere, e lei lo sa bene: basta il caso di essere l’unico medico di turno in una circostanza sfortunata… come è successo a lei, infatti; ma la legge garantisce il diritto a veder rispettato il nostro credo religioso”.
Intanto l’infermiera mi avvicina la mascherina; riconosco l’odore familiare del desflurano che in qualche minuto indurrà l’anestesia generale; inalo profondamente, grato e rassicurato;
é un’operazione chirurgica piuttosto complessa, quella a cui verrò sottoposto; il rischio emorragico é piuttosto elevato… mi piacerebbe vedere già pronta la sacca di plasma da infusione…
Ho la voce già un po’ impastata per l’inerzia della lingua:
- “Dottor Prattana, mi perdoni perché so che non dovrei permettermi, ma con tutti i virus che si nascondono nel plasma…mi appello al suo scrupolo professionale ed alle sue qualità morali… i donatori, presso quest’ospedale…”
- “Ah, Dottor Prittini, é vero, pur avendo accennato alla mia qualità di obiettore, non ho specificato la mia fede religiosa: vede, aderisco pienamente e con convinzione al Movimento dei testimoni di Geova!”
- “Me ne compiaccio, dottor Prattana, anche se in un altro momento avrei da obiettare (obiettare, ah ah ah!) alla vostra negazione della Santa Trinità: confondere Gesù figlio di Dio con un qualsiasi arcangelo Michele… ma dicevo, per l’eventuale ma probabilissima trasfusione…”
- “Ma dottor Prittini, parlavamo appunto dell’inalienabile diritto a veder rispettati i nostri precetti religiosi! Non ci sarà nessuna trasfusione. Non ci potrà essere. Possibile che serva, non lo nego, ed ammetto che in genere mi astengo dalle operazioni a più elevato rischio emorragico (e qualche volta hanno dovuto sostituirmi in corsa) ma nel suo caso non ho affatto pensato a rinunciare all’operazione, nonostante il rischio, sicuro che proprio lei non avrebbe avuto motivo di obiettare! (Obiettare! Ah ah ah!)”.
L’impulso é di alzarmi dal tavolo operatorio ed aggrapparmi alle orecchie del collega perché mi ascolti bene, ma le gambe già non rispondono.
- “Dottor Prattana, lei sta parlando delle SUE dannate convinzioni religiose, che io non condivido affatto e che anzi trovo profondamente ridicole. Mandi subito a prendere le sacche col plasma, ne verifichi la compatibilità e si sbrighi, maledetto idiota, voglio vedere tutto pronto prima che l’anestesia mi stenda”.
- “Su, su, ancora pochi secondi, non si preoccupi, non terrò nella minima considerazione quello che dice, é solo la confusione causata dal desflurano: ne rideremo insieme, quando si sveglierà”
- “SE mi sveglierò, imbecille! Vorrei sapere chi è il decerebrato che consente ad un testimone di Geova, dico ad un selvaggio che crede che nel sangue vi sia l’anima (e Santo Iddio perdonalo, fulminalo prima ma perdonalo), di operare in un ospedale pubblico…”
- “Ho il diritto di lavorare, la legge me lo consente e ciò basta. E’ vero, non incontrerà molti chirurghi testimoni di Geova, hanno timore delle conseguenze legali, delle richieste di risarcimento… ma io no, io non defletto e credo che in nessun caso vadano represse le proprie convinzioni religiose. Ma non sia pessimista, é possibile che neanche serva, la trasfusione! E comunque, lei mi insegna, é tutto ad maiorem dei gloriam!”
Le lampade scialitiche attenuano la propria luce ma non perché questo pazzo criminale voglia rinunciare all’operazione; é la mia coscienza che se ne va ed é possibile che l’ultima immagine che il folle sciroccato mondo mi invia sia quella di questo criminale lustro e dalle guance porcine ben rasate che mi sorride impugnando già il bisturi.
Nicola Lembo