- “Compà, quella medicina prendi? Hai il diabete allora! …No che non la prendo anche io, mica ho il diabete…la prende Franco, sai il meccanico di piazza Dante?”
Ma non sempre é l’avventore la persona indiscreta.
Ufficio postale; dietro lo sportello un vago conoscente che si scopre però appassionato radiocronista delle tue faccende:
- “Una raccomandata? Devi ritirare una raccomandata? Ah, ma é una multa!” E giù con un’enfasi da “clamoroso al Cibali”, ma con un volume di voce da Provenzali più che da Ciotti:
- “Ma ce ne devono essere altre, aspetta che le trovo!”
- “Ma lascia perdere, che quasi ti lascio questa; figurati se ne prendo altre…e per fortuna é una multa e non una citazione del tribunale!”
Ma il cronista in questione é un banale emulatore se confrontato con la campionessa di casa: me li ritrovo, marito e moglie, a casa dei miei, in una cena natalizia familiare, imbucati grazie all’amicizia con una mia sorella.
Una cena natalizia comporta grandi preparativi e grande confusione, soprattutto se mentre sei ancora affaccendato in cucina hai già tutti fra i piedi: fra sformati sfornati, teglie bollenti e taglie sulla testa di bambini che accorciano le distanze scivolando sotto il tavolo, la rigida castigatrice degli altrui costumi arriccia il naso nel valutare l’opportunità che mio figlio e mio nipote, freschi pargoli di 8 anni, assistano rapiti al teatrino del wrestling in tv.
- “Ah, IO ai MIEI figli non lascio vedere questi spettacoli diseducativi!”
Il taglio della bocca storto da un lato vorresti che fosse il segno di un ictus incipiente, di quelli con scappellamento a destra, che coinvolgono il centro del linguaggio e tante volte sono provvidenziali; invece esprime la severa disapprovazione dell’educatrice che ha semplificato le relazioni fra cose e persone in modo da non poter mai più sbagliare ed essere in grado anzi di indicare agli stolti la via della saggezza.
- “Lei disapprova il wrestling? Non saprei; a me pare che lo scopo propedeutico di questo spettacolo sia importante, oltre che evidente; due personaggi principali: uno buono, angelicamente buono, che sopporta colpi alle spalle, ingiustizie arbitrali e non desiste da un comportamento esemplarmente corretto.
L’altro è cattivo, ma cattivo proprio: colpisce alle spalle, si aiuta con le sedie che gli passa l’allenatore, cerca la collaborazione dell’arbitro o di altri lottatori a bordo ring. Sicuramente appende il gatto alle corde del bucato quando piove.
Il confronto morale é impietoso e le valutazioni obbligate: hai davanti la lealtà e la scorrettezza, quindi il bene ed il male, il buono da imitare ed il cattivo da esecrare, con un manicheismo che risulta stucchevole per adulti già rodati e quindi più possibilisti riguardo la sfera etica, ma che é appunto insegnamento fondamentale per i bambini che vengono così guidati nelle loro prime valutazioni morali”.
- “Quando eravamo piccoli NOI non avevamo certo il ‘rrlestiling’ ed anzi i più non avevano neanche la televisione…” (ma quanti ‘azz’ di anni hai…) “…eppure abbiamo imparato la differenza fra bene e male senza ricorrere ad esempi di comportamenti violenti che possono portare piuttosto ad emulazione…”
- “Già: ricordo «il cunto di Nannurk», il racconto di nonno orco, che amava raccontarmi mia nonna e mi pare di ricordare qualcosa anche di Cappuccetto rosso, o Hansel e Gretel: nonne divorate dai lupi, lupi squartati da cacciatori, streghe che cucinano bambini al forno per sgranocchiarseli allegramente; ho perciò l’impressione che in ogni epoca i bambini siano stati avidi di storie cruente e bisognosi di conoscere i solidi principi di giustizia e morale che serviranno proprio ad esecrare ed evitare prevaricazioni e violenze”.
Date pure ai bambini i loro mostri quotidiani ma, soprattutto, non impicciatevi in aliis rebus.
Nicola Lembo