Le due repubbliche erano aggressivamente gelose del controllo commerciale delle loro postazioni, anche se dividevano le opportunità che offriva Costantinopoli. Con la perdita dei possedimenti cristiani in medio oriente (1291, caduta di San Giovanni D’Acri, esclusivo fondaco veneziano dalla data della battaglia del 1258, combattuta naturalmente contro gli stessi genovesi) divenne vitale per i veneziani sottrarre a Genova le sue felici posizioni sul mar Nero, ma la battaglia di Laiazzo (1294) vide una grave sconfitta veneziana.
La Serenissima non poteva però desistere dal cercare la sua nuova via ad oriente, più esclusiva di Costantinopoli, riarmò la flotta ma venne nuovamente sconfitta (battaglia di Curzola, 1298). Entrambi i contendenti avevano a soffrire danni per i commerci e rischiavano di indebolire le colonie orientali, a fronte di battaglie che non si rivelavano decisive: per questo accettarono la pace proposta da Marco Visconti, Signore di Milano (1299).
La pace durò un secolo, ma nel frattempo non si risolse in opportuni accordi commerciali, per cui la tensione bellica rimase viva anche durante il periodo di tregua. Finalmente, nel 1378, il conflitto si riaccese con la guerra di Chioggia, presa dai genovesi insieme ad altri territori della laguna; la reazione di Venezia le portò il successo e la riconquista di Chioggia, ottenuta anche grazie all’artiglieria, impiegata per la prima volta in Italia (naturalmente l’uso dei cannoni da assedio fece grande impressione e venne rapidamente imitato).
La sconfitta di Genova non avrebbe dovuto essere definitiva, come non lo erano state quelle precedenti di Venezia; invece Genova non si riprese più dalla disfatta, a causa soprattutto dei contrasti politici interni. Genova soffriva delle lotte per il potere fra le casate nobiliari dei Doria, Guarco, Spinola, Fieschi, Fregoso, Montaldo, Adorno, Grimaldi, per citare quelle che si spartirono il potere cittadino; inoltre queste famiglie erano ulteriormente divise fra fazioni guelfe e ghibelline. In definitiva, Genova abbandonava le rotte commerciali con l’oriente senza alcuna speranza di ripresa, viste le subentrate condizioni di soggezione prima nei confronti di Milano e poi della corona francese.
Cristoforo Colombo respirò fin dalla nascita, nel 1451, la frustrazione genovese per aver perso un impero commerciale e l’odio verso Venezia che, seppure combattendo contro gli Ottomani, dominava l’Adriatico, l’Egeo ed era ormai la più potente forza mercantile in oriente. Colombo si rammaricava perché, se solo i destini di Genova fossero stati diversi, avrebbe potuto sognare gloria e ricchezza nei commerci con l’oriente: questi erano ormai preclusi a Genova, come a chiunque altro in occidente per cui, per “colpa” di Venezia, le sue attività marinare dovevano limitarsi alle barbariche coste britanniche.
L’uomo era di ambizioni notevoli, sorrette da un forte coraggio che rasentava l’incoscienza e da una tenacia che riuscì a forzare il corso della storia: si propose niente di meno che di creare le condizioni che portassero a nuove rotte commerciali con l’oriente, anche a costo di passare da…occidente! Ormai solo così Venezia poteva essere sconfitta, soppiantata e relegata in laguna: cosa che effettivamente Colombo riuscì ad ottenere, anche se solo grazie alla maggiore, anzi spaventosa redditività che le rotte oceaniche riuscirono ad assicurare rispetto al commercio orientale: è il momento in cui si sposta il centro di gravità politico ed economico del mondo.
Ecco quindi che la sconfitta patita da Genova contro i veneziani, vicenda che sembra buona solo per la celebrazione di gloriosi ricordi cittadini e regate storiche, risulta essere il momento in cui il mondo intero (grazie all’ossessione di un unico individuo!) riceve un indirizzo imprevisto ed irrevocabile. La grande tenacia di Colombo resiste a numerosi tentativi infruttuosi (l’incontro col duca Medina Sidonia, col duca di Medinaceli ed il susseguente primo incontro, negativo, con la regina Isabella di Castiglia, i tentativi presso i sovrani di Inghilterra e Francia, fino al secondo e decisivo incontro con la regina Isabella).
E’ in pratica un’ossessione, a cui Colombo dedica i sette anni trascorsi in Castiglia in attesa di ricevere i finanziamenti necessari, oltre agli anni di elaborazione del progetto, di studio (relativo) delle carte nautiche e finalmente di preparazione al viaggio; nessun’ostacolo pare fermarlo, neanche l’assoluta inadeguatezza delle informazioni disponibili: il suo viaggio durò 70 giorni, ma solo perché incocciò nell’imprevisto continente, perché in Catai non sarebbe mai arrivato visto che avrebbe dovuto percorrere una distanza tripla; avremmo avuto soltanto l’ennesimo visionario che sacrifica la vita al suo delirio.
Soffermiamoci quindi sulla portata enorme che la sconfitta di Genova contro Venezia ha avuto per il mondo futuro; appare chiaro che Colombo abbia raggiunto il nuovo continente per caso e senza avere assolutamente le conoscenze scientifiche e cartografiche necessarie: ha evidentemente forzato i tempi della storia, giacché nessuno in Europa era tecnicamente in grado di pianificare con raziocinio tale impresa. Il nuovo continente però in ogni caso avrebbe dovuto essere scoperto, ma non dagli spagnoli; Isabella di Castiglia si risolve a finanziare Colombo non per un particolare credito che riconoscesse al suo folle progetto ma per intercessione di Juan Perez, suo confessore personale, e del vescovo Alessandro Geraldini, altro confessore di Isabella, uomini che avevano il potere di influenzare le decisioni della regina con argomenti mistici più che scientifici o economici…
CHI avrebbe conquistato allora le ricchezze del mondo nuovo, chi avrebbe avuto la possibilità di popolare il nuovo continente a scapito degli indigeni, approfittando delle enormi ricchezze da lucrare, per raggiungere un indiscusso primato militare ed economico (e culturale, non va trascurato) sul mondo intero? L’Europa usciva da una gravissima crisi economica e culturale; dalla caduta dell’impero romano, negli ottocento anni successivi aveva conosciuto solo il regresso causato dal predominio militare delle nazioni nate dalle invasioni barbariche: niente più acquedotti né cloache, né bonifiche né biblioteche: l’intera cultura classica sembrava persa, almeno fino al ritiro degli Almohadi da Siviglia e dal resto dell’Andalusia (1248) e poi degli Omayyadi dal regno di Granada, ultimo territorio riconquistato dagli spagnoli (1491).
E’ proprio a queste date che occorre far risalire il primo germe di quello che sarà poi chiamato Rinascimento della cultura europea: le biblioteche arabe di Siviglia e Granada si rivelarono tesoro prezioso e meta imprescindibile per gli studiosi di tutta Europa; si rinvennero i classici della filosofia greca che si credevano perduti, così come gli studi di astronomia, matematica, geometria che racchiudevano il sapere degli antichi greci ma anche i testi scientifici arabi, consistenti sia nelle scoperte dei musulmani che nelle loro traduzioni delle scienze orientali. Ecco allora un chiaro indizio di quali potessero essere i candidati più accreditati per la scoperta dell’…America? O piuttosto dell’Alhambria…
I navigatori arabi sembravano essere da tutti i punti di vista in vantaggio: in possesso di cognizioni astronomiche, matematiche, geometriche, cartografiche e di un sapere che solo in quegli anni gli eruditi di Europa andavano riscoprendo (e ne sarebbe passato di tempo prima che tali cognizioni entrassero nella cultura “collettiva” e nelle corti europee); ma su tutto è rilevante il vantaggio degli arabi proprio nelle esplorazioni geografiche: i mercanti europei percorrevano più volentieri i tragitti di terra, sulle orme di Marco Polo, o si accontentavano di ricevere le merci nelle loro stazioni costiere sul mar Nero o sulla costa siriana; negli stessi anni i navigatori arabi facevano fondamentali esperienze nell’oceano indiano: esemplare la storia diAhmad ibn Majid ibn Muhammad al-Saʿdi al-Jaddi al-Najdi,in arabo: احمد بن ماجـد محمد السعدي الجدي
Nato nello Yemen intorno al 1420, navigò attraverso l’oceano Indiano (Ceylon, Sumatra, Madagascar); era un valente astronomo e ci sono pervenute le sue descrizioni di diversi strumenti di navigazione, come la bussola magnetica, inventata dai cinesi e portata in Europa appunto dagli arabi e dagli amalfitani, ma soprattutto fu un componente fondamentale della spedizione di Vasco De Gama in India (1492), cosa naturalmente misconosciuta in occidente (ne andava l’orgoglio nazionalista della scoperta; a bordo lo conoscevano come Malemo Canaqua, dal termine arabo “kanaka” che indica l’astrologia marittima, e questo ci informa sull’importanza a bordo di Ahmad ibn Majid).
Egli intendeva aiutare volta per volta la spedizione, senza rivelare in toto le sue conoscenze: fra l’altro, avrebbe evitato il naufragio avvertendo Vasco de Gama di forti correnti marine in prossimità della costa indiana. I marinai invece sarebbero riusciti a fargli rivelare le sue conoscenze della regione “incoraggiandolo” con l’uso di alcool.
Stabilito che gli arabi erano in possesso di informazioni migliori riguardo all’arte del navigare, dell’osservare le stelle e del tracciare mappe, si ricava che fu solo l’ossessione di Colombo, che ci é piaciuto immaginare come dettata da odio e sentimento di rivalsa nei confronti di Venezia, che ha consentito nelle successive spedizioni ai navigatori di Spagna e Portogallo di attraversare l’oceano Atlantico con le conoscenze necessarie su tempi e modalità di navigazione. Altrimenti? Facile immaginare che i destinati a scoprire le …”Americhe”, ma chissà come si sarebbero chiamate, sarebbero stati gli Arabi. Meglio? Peggio?
Non ha molto senso discuterne: oggi potremmo avere una democrazia musulmana in una capitale equivalente a Washington ed un’enclave integralista cristiana assediata sulle alture attorno a Tubinga… ed in ogni caso mancherebbe qualunque controprova, ma non vi è dubbio che sarebbe stato un mondo molto diverso.
Ah, in tutto questo, comunque, la scoperta dell’America segnò la fine della potenza commerciale di Venezia; il Mediterraneo dopo essere stato per 2000 anni il centro della civiltà diventava un lago da commerci interni, a fronte dell’immensità degli oceani: la vendetta di Colombo era compiuta!
Nicola Lembo
A story lost in the folds of history, who would say no influence on the contemporary world: the war between Genoa and Venice instead has perhaps impressed the entire human civilization a precise address geopolitical and cultural forming a world that otherwise would have been profoundly and irreversibly different. Genoa had its trading posts on the coast of Asia Minor and the Black Sea, was then further east of Venice, who monopolized the Aegean and Crete in the Mediterranean, but had access to the Syrian coast, the legacy of the Crusades.
The two republics were aggressively jealous of the commercial control of their posts, although divided the opportunities offered Constantinople. With the loss of the possessions of Christians in the Middle East (1291, fall of St. John D'Acre, exclusive Venetian warehouse from the date of the battle of 1258, of course, fought against the same Genoese) became vital to the Venetians in Genoa subtract its happy positions on Black Sea, but the battle of Ayas, Adana (1294) saw a serious defeat Venetian.
La Serenissima could not, however, desist from seeking its new route to the east, the most exclusive of Constantinople, reset the fleet but was again defeated (Battle of Korcula, 1298). Both sides had to suffer damage to businesses and in danger of weakening the eastern colonies, in the face of battles that are not revealed decisive: why they accepted the peace proposal by Marco Visconti, Lord of Milan (1299).
The peace lasted for a century, but in the meantime resulted in appropriate trade agreements, so the tension of war remained alive even during the period of truce. Finally, in 1378, the conflict flared up again with the war of Chioggia, taken by the Genoese along with other areas of the lagoon; the reaction of Venice brought her success and the recapture of Chioggia, obtained thanks to artillery, used for the first time in Italy (of course the use of siege guns made a great impression and was quickly imitated).
The defeat of Genoa would not have to be definitive, as they had been earlier ones of Venice; Instead Genoa never recovered from the defeat, mainly because of internal political disputes. Genoa suffered the struggles for power between the noble houses of Doria, Guarco, Spinola, Fieschi, Fregoso, Montaldo, Adorno, Grimaldi, to mention those that divided the city power; Moreover these families were further divided between Guelph and Ghibelline factions. Ultimately, Genoa abandoned the trade routes with the East with no hope of recovery, given the successor conditions of awe before against Milan and then the French crown.
Christopher Columbus breathed at birth, in 1451, the Genoese frustration over losing a business empire and hatred of Venice that while fighting against the Ottomans, dominated the Adriatic, the Aegean and was now the most powerful force in the merchant East. Colombo regretted because, if only the destiny of Genoa had been different, could have dreamed glory and wealth in trade with the East: these were now closed to Genoa, like anyone else in the West that, for the "fault" of Venice , its maritime activities should be limited to the barbaric British shores.
The man was of considerable ambitions, supported by a strong courage bordering on recklessness and a tenacity that was able to force the course of history: he proposed nothing less than to create the conditions that would lead to new trade routes with the ' East, even at the cost to move from the West ...! So now only Venice could be defeated, and supplanted relegated lagoon thing that actually Colombo managed to obtain, even if only because of the greater, indeed frightening profitability that ocean routes were able to ensure compliance with the Oriental trade: it is the moment you shifts the center of gravity of the political and economic world.
Hence the defeat suffered by Genoa against the Venetians, story that looks good only for the celebration of the glorious memories citizens and historic regattas, appears to be the moment when the whole world (thanks to the obsession of a single individual!) Receives a address unexpected and irrevocable. The tenacity of Columbus withstands numerous unsuccessful attempts (the meeting with the Duke Medina Sidonia, with the Duke of Medinaceli and the subsequent first meeting, negative, with Queen Isabella of Castile, the attempts at the monarchs of England and France to the second and decisive meeting with the Queen Isabella).
And 'practically an obsession, in which Columbus is dedicating his seven years in Castile waiting to receive the necessary funding, in addition to years of project development, study (relative) of nautical charts and finally preparing to travel; nessun'ostacolo seems to stop him, not even the absolute inadequacy of available information: his trip lasted 70 days, but only because rebounded nell'imprevisto continent, because in Cathay would never come because he had to travel a distance triple; we would have had just another visionary who sacrifices his life to his delirium.
Let us dwell on the scope so huge that the defeat of Genoa against Venice had for the future world; it seems clear that Columbus reached the New World for the event and have absolutely no scientific knowledge and cartographic necessary: obviously has forced the timing of the story, since no one in Europe was technically able to plan sensibly that undertaking. The new continent but in any case should have been discovered, but not by the Spaniards; Isabella of Castile resolves to finance Columbus for a particular credit that recognized his mad project but for the intercession of Juan Perez, his personal confessor, and Bishop Alexander Geraldini, another confessor of Isabella, men who had the power to influence decisions queen with arguments mystical than scientific or economic ...
WHO would have won then the riches of the new world, who would have had the opportunity to populate the new continent at the expense of the natives, taking advantage of the enormous wealth of profit, to reach an undisputed primacy military and economic (and cultural, should not be overlooked) on the world whole? Europe is emerging from a serious economic crisis and cultural; since the fall of the Roman Empire, during the eight hundred years after he had known only the regression caused by the military dominance of the nations born from the barbarian invasions: no more aqueducts or sewers or drainage or libraries: the entire classical culture seemed lost, at least until the withdrawal Almohad from Seville and the rest of Andalusia (1248) and then by the Umayyad kingdom of Granada, the last territory conquered by the Spanish (1491).
It 'just that these dates must be traced back to the first germ of what will be called the Renaissance of European culture: Arab libraries in Seville and Granada proved precious treasure and a must for scholars from all over Europe; were found the classics of Greek philosophy that were believed lost, as well as studies of astronomy, mathematics, geometry that contained the knowledge of the ancient Greeks but also scientific texts Arabs, both in substantial discoveries of Muslims in their translations of oriental sciences. Here then is a clear indication of what might be likely candidates for the discovery of 'America ...? Or rather dell'Alhambria ...
The Arab sailors seemed to be from all points of view in advantage: possess knowledge of astronomy, mathematics, geometry, mapping and a knowledge that only in those years the scholars of Europe were rediscovering (and it would be past time for these knowledge entered into the culture "collective" and in the European courts); but on the whole it is significant advantage of the Arabs in their geographical explorations: European merchants traveling along more willingly journeys of land, in the footsteps of Marco Polo, or were content to receive the goods in their coastal stations on the Black Sea or on the Syrian coast; in the same years the Arab sailors were fundamental experiences in the Indian Ocean: exemplary history diAhmad ibn Majid ibn Muhammad al-Sa'di al-Jaddi al-Najdi, in Arabic: احمد بن ماجد محمد السعدي الجدي
Born in Yemen around 1420, he sailed across the Indian Ocean (Ceylon, Sumatra, Madagascar); was a talented astronomer and we have received his descriptions of different navigation tools, such as the magnetic compass, invented by the Chinese and brought to Europe by the Arabs and precisely by Amalfi, but above all he was a key component of the expedition of Vasco De Gama in India (1492), what course misunderstood in the West (it was the nationalist pride of the discovery, on board knew him as Malemo Canaqua, from the Arabic "Kanaka" indicating astrology maritime, and this tells us about the importance aboard Ahmad ibn Majid).
He intended to help each time the shipment, without revealing his knowledge in toto: among other things, would have avoided the sinking feeling Vasco de Gama of strong currents near the coast of India. The sailors instead would be able to make him reveal his knowledge of the region "and encouraged" with the use of alcohol.
Determined that the Arabs were in possession of information about the art of the best surf, observing the stars and the plot maps, shows that it was only the obsession of Columbus, which we liked to imagine as dictated by hatred and feeling of recourse against Venice, which allowed the subsequent expeditions to the navigators of Spain and Portugal to cross the Atlantic Ocean with the necessary knowledge about the timing and navigation mode. If Not? Easy to imagine that for you to discover ... "Americas", but who knows how it would be called, would be the Arabs. Better? Worse Off?
It makes little sense to discuss it: today we have a democracy in a Muslim capital equivalent to Washington and fundamentalist Christian besieged enclave in the hills around Tübingen ... and in any case would lack any rebuttal, but there is no doubt that the world would be a very different.
Ah, in all this, however, the discovery of America marked the end of the trading power of Venice; the Mediterranean for 2,000 years after being the center of civilization became a lake from internal trades, against the immensity of the oceans: the revenge of Columbus was accomplished!
Nicola Lembo