Sono bastati pochi decenni perché fosse necessario aggiornare la nostra percezione di affollamento del pianeta: fino agli anni ’80 mancavano all’appello cinesi e sovietici, chiusi dalle cortine di ferro, ancora non ci travolgeva l’esuberanza economica degli asiatici del sud e dell’est; l’America latina era il cortile di casa statunitense e non imponeva un’immigrazione capace di assegnare ad interi quartieri lo spagnolo come lingua principale.
L’affollamento comporta competizione ma anche insofferenza e reazioni spesso violente; sono comportamenti e stati d’animo che colorano le cronache ma investono anche le arti popolari, dalla letteratura al cinema.
I western degli anni ’50-’60 assegnavano il ruolo di omicida al personaggio moralmente riprovevole, e se l’eroe della colt proprio doveva ammazzare qualcuno, era necessario che fosse un ipercattivo, che nell’arco del film doveva aver avuto occasione di disimpegnarsi in decine di azioni infami, di modo che la sua fine violenta fosse moralmente giustificata.
Dagli anni ’70, con Scorsese, abbiamo cominciato ad osservare la stranezza dell’omicidio, la forma bizzarra che assume questa soluzione estrema ai contrasti umani; senza compiacimento ancora, ma già con occhi asciutti, senza commozione: l’omicidio é una soluzione possibile, logica e razionale, anche se ancora pietosamente partecipata da parte dello spettatore: la conclusione violenta non é certo etica, ma comunque consequenziale alle vicende osservate.
E’ Tarantinoa mostrarci i risvolti buffi dell’omicidio e spesso la comicità delle cause stesse che hanno portato alla violenta dipartita: che l’omicidio sia accidentale, preterintenzionale o ferocemente perseguito, in ogni caso la risata non é repressa da intralci etici.
Ancora di più con i Coen, l’assassinio si confonde con l’accidente, al punto che sembra non possa avvenire per la sola volontà dell’omicida, ma solo se questo é aiutato da una casualità avvelenata e murphiana. L’affollamento patito non riguarda tanto la fisicità corporale, al punto che le ambientazioni spesso sono dilatate e disperse, ma piuttosto il tossico prodotto dei comportamenti umani. Tale sollecitazione suggerisce ad Ethan e Joel l’estinzione, magari accidentale ma lo stesso cruenta, degli stupidi o forse dell’umanità intera, se si assume che la stupidità sia condizione generale (vedi l’ecatombe di “Lady killer”).
Con Rodriguez l’omicidio é al parossismo, é l’effetto di una furia che esonda dai canali della ragione; il nemico non é più il clan rivale, la tribù confinante, la gang del quartiere affianco; il nemico é chiunque, é l’uomo, a prescindere da etnie, religioni ed altre appartenenze. E’ un nemico semplicemente in quanto esiste. Muore semplicemente in quanto, esistendo, ci attraversa la strada. Va falciato dalle strade affollate come se ci aprissimo un sentiero nella vegetazione di una giungla, la stessa giungla da cui gli ominidi nostri antenati si sono messi in salvo per evitare di essere sterminati dall’iperaffollamento di carnivori.
I predatori dell’antichità non creano più condizioni di saturazione del territorio, non competono più da un pezzo con la nostra ferocia tecnologica, eppure l’eliminazione fisica torna ad essere percepita come metodo di sfoltimento, solo che questa volta è intra specie.
P.s.: naturalmente si tiene presente che da millenni tribù, popoli e nazioni si sterminano con guerre sanguinosissime. Quello che si è voluto sottolineare però é il cambiamento della percezione dell’omicidio: la guerra é scatenata da operatori economici o mestatori religiosi che di norma non partecipano ai bagni di sangue. Il reclutamento degli eserciti é solitamente coatto; gli avvenimenti sono nobilitati da letture commosse e lacrimose, da considerazioni sull’ineluttabilità delle pur dolorose vicende, dal caldo ricordo dei caduti, da valutazioni opportune sui crimini attribuiti al nemico, tanti e talmente turpi da giustificare il ricorso all’uccisione (come nei già citati western pre-spaghetti): costruzione artificiosa ma necessaria per aggirare il tabù dell’omicidio.
Nicola Lembo
It took a few decades, or why it was necessary to update our perception of crowding the planet until the 80 were missing Chinese and Soviets, closed by iron curtains, yet there overwhelmed economic exuberance of South Asians and dell ' est; Latin America was the backyard and the US did not impose immigration able to assign entire neighborhoods Spanish as the primary language.
Overcrowding leads to competition but also impatience and often violent reactions; are behaviors and moods that color the chronicles invest but also the popular arts, from literature to cinema.
The westerns of the 50s-60s assigned the role of the murderous character morally reprehensible, and if the hero of the colt just had to kill someone, it needed to be a ipercattivo, that within the film must have had occasion to disengage in dozens of infamous actions, so that his violent end was morally justified.
Since the '70s, with Scorsese, we began to observe the strangeness of the murder, the bizarre form that assumes this extreme solution to human conflicts; without complacency yet, but already with dry eyes, without emotion: the murder is a possible solution, logical and rational, although still pitifully owned by the viewer: the violent conclusion is certainly not ethical, but consequential to the events observed.
And 'Tarantinoa show the implications of the murder and often funny comedy of the same causes that led to the violent demise: that murder is accidental, unintentional or fiercely pursued, in any case, the laughter is not suppressed by ethical obstacles.
Even more with Coen, the murder is indistinguishable from the accident, to the point that it seems not to occur for the sole intention of the murderer, but only if this is helped by a poisoned randomness and murphiana. Crowding suffered not so much about the physical body, to the point that the environments are often dilated and dispersed, but rather the toxic product of human behavior. This stress suggests Ethan and Joel extinction, perhaps accidental but the same bloody, stupid, or maybe the whole of humanity, if we assume that stupidity is the general condition (see the carnage of "Lady Killer").
With Rodriguez's murder is the climax, is the effect of a fury that overflows from the channels of reason; the enemy is no longer the rival clan, the neighboring tribe, the gang's neighborhood next; the enemy is anyone, is the man, regardless of ethnic, religious and other affiliations. It 'an enemy simply because it exists. He died just as, existing, we cross the street. It should be mowed from the busy streets as if we open a path in the vegetation of a jungle, the same jungle from which our hominid ancestors were rescued to avoid being exterminated dall'iperaffollamento of carnivores.
Raiders of antiquity no longer create saturation conditions of the territory, no longer compete for a while with our technological ferocity, yet the physical elimination becomes perceived as a method of thinning, only this time it is intra species.
Ps: of course it is remembered that for millennia tribes, peoples and nations exterminate with the bloodiest wars. What we wanted to point out, however, is the change in the perception of the murder: the war is unleashed by economic operators or religious intriguers who normally do not participate in bloodbaths. The recruitment of hosts is usually compulsory; events are ennobled by readings touched and tearful, but by considerations about the inevitability of painful events, the warm memory of the fallen, as appropriate assessments on crimes attributed to the enemy, so many and so vile as to justify recourse to the killing (as in the above mentioned pre-spaghetti westerns): artificial set but needed to circumvent the taboo of murder.
Nicola Lembo