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lunedì 13 aprile 2015

PEPPINO - ordinarie avventure comiche

PEPPINO

Campagna…scorre su entrambi i lati della macchina, in quadri piatti ed ordinati, righe pulite e dritte…quanto lavoro!
Lavoro…manco scannato a lavorare in campagna, ci andassero gli africani! All’alba già con la schiena spezzata in due…
Troppo semplice dire verde… quello stinto degli ulivi, quello brillante dell’erba, quello scuro ed aggrumato dei broccoli… me la raccoglierei una cassettata di broccoli, però! Freschi, teneri, appena tagliati, che dal verduraio, fra raccolta e magazzino, son secchi già da tre giorni…
Siamo un po’ vicini al paese, però; se mi vedono che cazzo di figura ci faccio, col Mercedes coupé a fregare i broccoli in campagna…
Vabbè, in due minuti do una roncolata veloce, non mi vede nessuno.
Mi infilo nel viottolo, fermo e scendo: nessun’altra macchina in vista…é vero che ‘sti contadini sono capaci ancora di venire al lavoro in bicicletta…
E dove la metto la verdura? Un coltello in macchina ce l’ho, forse una o due buste di plastica pure, ma se trovassi una cassetta, qui nel campo, forse vicino al capanno laggiù…
Quella però non é una cassetta, é una schiena…mi ha sentito arrivare…dannati contadini, sempre con la schiena piegata e il muso nella terra…ecco che si mette dritto, pare che debba sollevarsi uno pterodontodattilo!
Però, per quanto possa metterci, massimo fra due secondi devo inventarmi una cazzata…se mi giro e me ne vado lo capisce che volevo fregarmi i broccoli…ma che cazzo, su, gli chiedo dov’é la masseria di Filippone, ho ancora le mani pulite, mi sembra.
E’ che la faccia che fa é un pò strana…mi aspetto l’espressione da cane arrabbiato che difende il campo e questo sembra invece un penitente che si torce le mani per non piangere…
Strano-strano-strano…questo non é il padrone…
- “Allora, stai facendo un bel servizio?”
- “Compa’, veramente, solo una busta di un po’ di verdure…”
- “Di buste ne vedo due…”
- “Si, ma per pulirle, le frasche le do ai conigli”
- “Hum…quelle cime di rapa andrebbero meglio come contorno, ai conigli, che come mangime…”
- “E’ lo stesso, tanto adesso non me le porto! Le lascio qui?”
- “Come, le lasci qui! Così vanno sprecate… vabbè, svuota le due buste, così, si, adesso finisci di pulire i broccoli…bene, rimettili nelle buste…riempi con altri broccoli….
- “Va bene, sono disposto a comprarli, ma così sono troppi!”
- “Tu non ti preoccupare e riempi! Adesso andiamo alla macchina. Certo, alla mia macchina, lo so che stai a piedi. Pesano? Me lo facevi il danno! Bene, metti le due buste nel portabagagli”
- “Ah! …Va bene, compà, basta che finisce qui…”
- “Dovrebbe finire qui, eh? E che ti devo dire…prendi quella busta vuota, quella che sta vicino al triangolo…riempila di verdura e portatela a casa…ma solo una busta, eh, mi raccomando! E naturalmente, qua non ci devi venire più…buongiorno!”
- “Buongiorno a voi, signoria, e tante grazie!”


LA CARRIOLA CONTRO PEPPINO
-”Peppino?!? Che ci fai in ospedale! Tutto fasciato…”
-”Mò, tutto…la testa, il torace, i gomiti…UN solo polso, le gambe…”
-”Ma ti sei rotto tutto in una volta?”
-”Eh… stavo cambiando le tegole al tetto…”
-”E sei cascato!”
-”Peggio…”
-”Peggio che cascare che puoi fare…cascare e rimbalzare?”
-”Più o meno…”
-”Ah ah ah! Già schiatto dal ridere! Dai, raccontami anche questa!”
 -”Quando ti dicono di ricorrere a gente del mestiere, anche se a te sembra di poterlo fare un lavoro, facci sempre un pensierino.
Prendo in prestito carriola e carrucola da Vincenzo Bucalacqua; mi dice: se vuoi te lo faccio io il lavoro. Ed io: no, macchè, mi sbrigo domenica mattina e nel pomeriggio ti restituisco gli attrezzi.
Lego bene, anche troppo, la trave con la carrucola alla soglia sporgente del tetto, faccio scorrere la corda attorno alla carrucola, scendo e lego la carriola…tutto semplice, no?
Isso la carriola al livello del tetto e lego la corda al pilastro del giardino.
A questo punto salgo sul tetto e comincio a togliere le tegole vecchie ed a metterle nella carriola: naturalmente contavo di fare meno discese possibili e quindi ho caricato per bene.
Scendo, afferro saldamente la corda e la slego dal pilastro per far scendere a terra la carriola…
ed a questo punto comincia la tragedia! Evidentemente il peso era ben superiore ai miei ottantacinque chili, perchè ho subìto uno strattone verso l’alto: non ho mollato, speravo di riuscire a recuperare a forza di braccia, ma sono partito in stile Cape Canaveral verso la carrucola.
Quando mi sono reso conto del mio destino, non ho avuto più animo di mollare la corda, ma mi ci sono aggrappato ancora più forte; pensavo di rimanere appeso come un salame ma non avevo considerato l’inevitabile appuntamento (il primo…) con la carriola in discesa: ancora non salivo a piombo, ma piuttosto di sghimbescio, quindi questo primo colpo l’ho preso alle gambe, dopodiché la corda ha continuato a portarmi su.
Anche adesso non ci pensavo proprio a mollare, semmai puntavo la finestra del primo piano, ma é stato un attimo e il viaggio di andata ha portato a destinazione naturale le mani presso la carrucola: un atroce multiplo schiocco mi ha avvertito che partivano falangi, falangette ed unghie assortite, allegramente triturate nel ponticello di ferro che sostiene l’asse della carrucola prima ancora che potessi avvertire dolore.
A quel punto avevo ancora meno voglia di mollare la corda, alla peggio mi vedevo appeso a provare ad afferrare con le gambe la soglia del tetto, ma avrei fatto meglio a valutare le catastrofiche ed ineluttabili leggi della fisica e della meccanica e mollare la corda: la carriola, nell’urto violento col terreno ha perso la maggior parte del carico e quindi del suo peso: il raro momento in cui mi ero potuto librare in volo come se non avessi 15 chili di eccessi alimentari addosso era pateticamente terminato, per cui cominciai a precipitare verso il suolo.
Ormai c’erano solo i due piani, pur spaventosi, a separarmi dalla sicurezza propria dell’animale terricolo, ma non avevo considerato LEI, ancora…la carriola, che nel frattempo risaliva sospinta dalla mia caduta.
Il nostro secondo appuntamento é stato ancora più fragoroso del primo e penso che in questo amplesso volante mi siano partite le costole…mollo finalmente la corda e giù, in caduta libera verso il mai così tanto desiderato suolo…e qui sono partite le braccia…ma è inutile che porti il conto, il totale lo vedi da te.
Partita finita? Nz nz nz…manco per niente… dove sarà a questo punto LEI…la carriola?
Ancora si libra in volo, esita baciando per l’ultima volta la complice carrucola, oscilla in un inchino di saluto e…precipita.
Addosso a me.
Che stavo sotto, steso per terra.
E che già pensavo che fosse finita…ed invece eccomi, è LEI che alla fine mi ha finito.
Mi é planata addosso, in pieno, pesante ed inesorabile; non ha avuto alcuna pietà.
Certo, dici bene, adesso mi metto tranquillo in ospedale e guarisco…certo, poteva andare peggio…però ho un problema…devo ancora restituire gli attrezzi a Vincenzo; puoi occupartene tu? Gli ho telefonato, ha detto che non gli servono, ma davvero non vorrei tornare a casa e ritrovarla lì, in agguato sulla rampa delle scale in procinto di liberare le sue potenziali sudditanze alla forza di gravità…
Come di che cazzo parlo…come, chi sarebbe che mi aspetta…
ma LEI, la CARRIOLA!

Nicola Lembo