E’ un vuoto allo stomaco improvviso; avrei dovuto aspettarmelo, ed invece ci speravo: lo so che qualche risposta l’ho buttata lì a caso, però un po’ di cazzo di fortuna una volta…poteva pure cascarmi la penna sulla risposta giusta…
E’ un malessere fisico quello che avverto quando leggono il mio nome, seguito dall’infamante titolo di “bocciato”; in sei della nostra autoscuola, solo io…
Cerco di resistere ma proprio non ci riesco e mi metto a piangere. Attorno ho decine di altri ragazzi, i più contenti e sollevati; quelli più vicini si accorgono delle mie lacrime, anche se cerco almeno di rimanere silenzioso; mi aspetto beffe crudeli visto che ho ben quattordici anni e non dovrei piangere come un bambino, ma le loro facce si allungano, mostrano compassione. In realtà è naturale, subito dopo l’esame: si sentono coinvolti, come se fossero ancora in pericolo; la bocciatura, anche se di un altro, ancora li emoziona…chissà che succederebbe se li incontrassi domani…
Pensano di consolarmi col ricordarmi che potrò riprovarci, fra un mese…che poi è fra due, visto che c’è agosto di mezzo. L’estate senza il vespino, preso a buon mercato e da ritoccare qua e là, che già mi aspetta nel sottoscala…ma rimarrà ancora per due mesi solo l’oggetto della curiosità del gatto.
Gli amici che già vanno in giro da quando è chiusa la scuola, ma anche la possibilità di passare sotto casa sua “per caso”… col vespino dovrei avere un po’ di appeal in più…forse.
Quando ci pensavo, prima, credevo che questi sarebbero stati i motivi per cui sarei rimasto deluso se bocciato, invece adesso mi sembrano conseguenze sopportabili, pure banali, eppure il mio malessere fisico aumenta e mi accorgo di sapere quali sono le conseguenze che davvero mi avviliscono.
Bocciato all’esame per il patentino, dopo che mi sono fatto affibbiare due crediti a scuola…inglese e matematica…. e le altre materie le ho recuperate l’ultimo mese. Però non ho recuperato le materie per le quali non basta pasticciare un paio di capitoli, non ho recuperato le materie che vanno seguite tutto l’anno, o piuttosto non sono stato capace di strappare neanche la sufficienza nelle materie che vanno CAPITE e non solo masticate un po’ prima dell’interrogazione; significa che non sono capace di studiare? Sono io che non ci arrivo, neanche ad imparare due cazzate del codice stradale? Chissà quanti ragazzini delle elementari se la caverebbero meglio di me…
E’ questo che mi solleva lo stomaco verso l’alto e che spinge le lacrime fuori dagli occhi; ma pure non è solo questo; dovrei inviare un sms a mio padre, ma proprio non ce la faccio; più tardi magari, non sa che ho già fatto l’esame, potrei aver finito anche fra un’ora…ancora un’ora prima di dirgli che l’ho ancora un po’ deluso…
In fondo poi è lo stesso: io mi sento incapace, inadeguato…e temo che mio padre anche finisca per accorgersi delle mie mediocri capacità; dovrebbe pure già saperlo, visto che mi conosce da quattordici anni, ma forse qualche illusione ancora se la faceva…
Ed il mio stomaco non trascura il particolare che ci vorranno altri 100 euro per rifare l’esame. E so che a casa pesano cento euro; i trecento del totale (provvisorio…) per l’autoscuola hanno richiesto qualche “aggiustamento di spesa”.
Parlo come le trasmissioni tv di politica, tante che ne vedo… e ne vediamo tante a casa da quando mio padre ha subito questa trasformazione di contratto: un part time obbligato, con la minaccia accennata della cassa integrazione e l’umiliazione di aver dovuto accettare perché lui le vendite dell’azienda le vede e sa che in cassa integrazione ci finiranno in molti.
Che poi la promessa era che, a forza di straordinari, avrebbe guadagnato pure di più, invece ci ha rimesso su tredicesima, ferie pagate, tfr, contributi, mentre straordinari poco o niente.
Che poi secondo mio padre la crisi in azienda era evitabile e magari ancora si può fare qualcosa: il padrone si lamenta della concorrenza dei cessi turchi, ma per mio padre i turchi a basso costo dovrebbero farci concorrenza solo per quei cessi bianchi che ormai nessuno mette più neanche in campagna, non sul prodotto di qualità; e l’azienda non dovrebbe cercare solo di portare sul mercato cessi al prezzo più basso possibile (a spese degli operai e degli impiegati); dice che non può essere il ragioniere, fra una fattura ed una bolla di consegna, a disegnare le linee per le ceramiche e a decidere i colori, che sembra che siamo ancora negli anni ‘70; che in paese c’è un liceo artistico in cui ci sono professori che volentieri arrotonderebbero con una collaborazione…ma anche qualche studente sarebbe più adatto del ragioniere.
Che non è il prezzo, non come prima cosa almeno, a decidere l’acquisto delle piastrelle di rivestimento del bagno: non é che compri piastrelle brutte e scadenti solo perché costano meno, ma ci sono casi in cui l’estetica, la qualità, ti fanno spendere qualche soldino in più…
A mio padre sarebbe piaciuto fare il guerrigliero che blocca i cancelli con i cartelloni e fa sciopero e denuncia i ricatti; invece, come dice lui, si è mangiato il fegato ormai da quando ha famiglia… forse rimpiange di non essere rimasto solo? Avrebbe avuto il coraggio necessario per tenere duro con il ragioniere, avrebbe qualche soldino da parte, invece di dover aspettare ogni volta la fine del mese e lo stipendio… e questa non è una giornata in cui si sentirà soddisfatto di aver deciso di farsi una famiglia…e di avermi messo al mondo.
Vorrei che l’auto che ci riporta davanti all’autoscuola avesse un incidente…non da lasciarci il culo, giusto della gravità necessaria a mettere in secondo piano l’esame…
- “Fa ancora male il braccio? Frattura scomposta…eccheccazzo! E poi com’era andato sto cazzo di esame?”
- “Eh, l’esame, son quasi contento che sia andato male, che co’ ‘sto braccio al collo…”
Vorrei che fossero già passati i prossimi tre mesi, anche se significherebbe saltare le vacanze, che vi sia già distanza fra questo momento ed un futuro prossimo in cui un esamino sbagliato non avrà più importanza di un paio di scarpe rotte giocando a pallone (e vanno ricomprate, d’accordo, c’è il danno, ma intanto non ti senti un coglione perché salta una incollatura a quelle porcherie di plastica cinese che ti sei ormai adattato ad indossare).
Perché mio padre è diventato un convinto sostenitore della necessità di comprare prodotti stranieri: le nostre aziende si trasferiscono all’estero, dice, per risparmiare sulla mano d’opera: allora noi possiamo comprare prodotti stranieri, quando risparmiamo!
Dice: lo so che così è lo scatafascio, ma mica ho cominciato io!
Manca da superare l’ultimo angolo prima dell’autoscuola, prima che mio padre legga questa disperata tristezza sul mio volto; ma l’avrà già immaginato dall’sms che non ho più inviato…allora sarò io a leggere la delusione sul suo viso, ed è un immagine che non riesco a reggere; cerco di resistere, mi sforzo di trattenermi, ma non ci riesco, e ricomincio a piangere.
Nicola Lembo