500 FT. OF PIPE – Electrifying church of the new light (2003); a Detroit fra stoner e psichedelia, un volenteroso episodio intenso e meditato; immaginabile un convincente live act
90 DAY MEN - Hans Lucas (2000); Silver and snow (2004); di Saint Louis,Missouri,ma accasati nella Chicago "post rock", mantengono le architetture geometriche del genere ma in Silver and snow raggiungono un lirismo di cui si trova l'eguale solo nei classici inglesi del progressive anni 70. Rappresentano il migliore equilibrio fra tradizione progressive e modernita' post rock
ACETONE - Wonderful World (2001); da Los Angeles un rock chitarristico caldo ma senza languori nostalgici e in Wonderful world piu' vivace rispetto alla loro consueta produzione narcolettica
AGNES OBEL – Beast (2010). Cantautrice danese (piano e voce) dallo straordinario successo in patria. Immaginabile delicatezza senza i patetismi che avvelenano il genere; buoni arpeggi al piano, che non é solo strumento di accompagnamento.
ALBERTA CROSS – The thief and the heartbreaker (2007). Band inglese dal rock chitarristico sentimentale, con due accordi due, ma bastano.
ALEXANDER TUCKER – Saddest summer (2006). Dal Kent arpeggi di chitarre acustiche che in genere accompagnano il canto: il risultato in questo strumentale però é più brillante.
ALICE IN CHAINS - Rooster (1990); Man in the box (1990); l'heavy metal piu' vicino alla tradizione,nel canto e nelle chitarre,anche se filtrato dell'ambiente grunge di Seattle; melodie riuscite e puntuali inserti chitarristici ne fanno il prodotto piu' maturo del filone Nirvana-Soundgarden; arpeggi tenui ed impennate distorte di chitarra,melodie ricercate ed eccessi di furore urlati forniscono il migliore respiro dinamico nel genere dopo i Led Zeppelin
ALL ABOUT EVE - Infrared (1992); melodici inglesi fra new wave e glam; la melodia a scendere e' del tipo caro ai Pink Floyd, accompagnata in piu' dalle lunghe basse vibrazioni delle corde della chitarra che era solito regalarci David Gilmore
ALPS – A manha na praia (2008); Onirica psichedelia californiana.
AMERICAN ANALOG SET - Immaculate heart (2005); Di Austin,Texas,patria di ben altri furori,esercitano un tenue minimalismo memore dei Can di Ege Bamyasi; chitarre acustiche,piano,voce e misurati brividi elettrici; per la ritmica di Liebezeit passare un'altra volta.
AMERICAN MUSIC CLUB - I'm in heaven now (1985); Rise (1991); Il californiano Mark Eitzel offre melodie sofferte,partorite a fatica e chitarre che si liberano in inserti pregevolissimi; avremmo preferito uno spazio piu' ampio per le evoluzioni strumentali: Mark Pankler avrebbe saputo creare capolavori,ma non era la stagione adatta
AMON TOBIN - Nightlife (1998); Piranha breaks (2000);Back from space (2002); Hey blondie (2002); Produttore,dj e tout court “musicista”,Amon Tobin di Rio de Janeiro e' il re dei campionamenti:da Czaikovskij a Duke Ellington allo spot "Zoppas" di un carosello anni 60, nulla e' trascurato dello scibile sonoro e l'insieme e' un miracolo di coesione ed omogeneita' retto sul lussureggiante e (quasi) onnipresente ritmo di batucada
ANDREW BIRD – Two way action (2001) – Skin (2003) – Armchairs (2007) – Oh no (2008) – You woke me up (2009). Polistrumentista di Chicago che oscilla fra la canzone raffinata e brillantemente orchestrata e splendide composizioni cameristiche moderne, in cui si cimenta con il violino in strutture circolari a creare minimalismi ipnotici e voli vertiginosi ed involuti, quasi impossibilitati a staccarsi da terra per raggiungere la dimensione eterea cui aspirano (You woke me up).
ANNA CALVI – No more words (2011). Cantautrice italo-inglese in una canzone ricca di fascino decadente.
APPLES IN STEREO - Get there fine (1997); siamo a Denver ma i riferimenti sono la pasticceria sixties britannica e le architetture complesse ed articolate di Pet sound (Beach boys)
ARBOURETUM – Down by the fall line (2009); Ghost (2012). Vera moderna psichedelia da Baltimora. Ghost ha buona linea melodica, piglio rapido e una delle loro classiche derive psichedeliche, ipnotica ma meno monolitica del solito, con antenati fra i Velvet Underground di John Cale; Down by the fall line é invece (splendidamente) dalle parti di Jerry Garcia. Particolarmente apprezzabili nella dimensione live.
ASSEMBLE HEAD IN SUNBURST – End Under Down (2009). Leggera e banale melodia che si impreziosisce però di una iniezione stoner chitarristica.
AZURE RAY -4th of july (2001); duo femminile dell'Alabama (Mary Taykor ed Orenda Fink) in una canzone soave solo apparentemente fragile
BADLY DRAWN BOYS - Road movie (1998); One plus one is one (2004); Damon Gough dal Lancashire; per fortuna la dichiarata passione per Bruce Springstine non si sente,anzi le sue canzoni si appoggiano ad arrangiamenti ed a solide melodie ancorate alla tradizione sixties britannica; le ritmiche sanno essere vivaci con garbo leggero
BAMBI MOLESTER - Glider (1997); Baia (2001); surf strumentale dai toni e ritmi moderati dalla Croazia. Non hanno la furia anfetaminica dei nonni Link Wray o Davie Allan e neanche dei piu' originali Man or astro man ma come esercizio di stile e' uno dei risultati migliori del genere
BAND OF SUSANS - Ready to bend (1988); Sin embargo (1989); Pardon my friends(1995); nome banale dovuto alla presenza di tre ragazze di nome Susan nelle prime esperienze del gruppo,con Page Hamilton,futuro Helmet, e soprattutto Robert Poss a cui si deve in definitiva lo stile minimalista che e' figlio della collaborazione con Glenn Branca nelle sue sinfonie per chitarre elettriche ed e' vicino al rumorismo chitarristico dei Sonic Youth (altri collaboratori di Branca,comunque); piu' di tutto pero' sono affascinanti gli intrecci fra le tre chitarre,con una tecnica che ha (l'unico?) precedente in Capt Beefheart (I'm gonna booglarize you,baby)
BARDO POND - Tantric porno (1996); Tapir song (1996); Yellow turban (1996); Despite the roar(2001); i fratelli Gibbons da Filadelfia con una psichedelia moderna che trova altri linguaggi rispetto alla tradizione (a cui rimangono legati invece Flaming lips (...relativamente) o Mercury rev); impressionismo eminentemente chitarristico,con tempi dilatati,intensa carica emozionale che si esplica in lunghe oniriche strutture minimaliste in cui alle oscillazioni melodiche si affiancano variazioni di intensita' a segnare il percorso sonoro di ogni brano; hanno avuto la rara fortuna di concentrare alcune fra le cose migliori in un unico album,Amanita,irrinunciabile.
BEASTS OF BOURBON - Bad revisited (1990); La migliore espressione del rock australiano; selvaggi ed irruenti,prendono le mosse dai Pretty things per elaborare un linguaggio altrettanto immediato ed (ancora piu') energico
BESNARD LAKES – And This Is What We Call Progress (2010). I coniugi Lakes dal Canada ed il loro romanticismo elettrico.
BETA BAND - Squares (2001); sfortunati scozzesi autori di ottime canzoni che mescolano dub e hip hop alle classiche melodie psichedeliche britanniche; si sarebbe pronosticato un grande successo commerciale,invece hanno abbandonato dopo pochi anni
BIRDS OF PASSAGE – Fantastic frown (2011). Sigla propria della neozelandese Alicia Merz, melodia sussurrata, magica e favolistica.
BLACK MOUNTAIN – Druganaut (2005). Psichedelia canadese alle prese con un volenteroso ritmo ereditato dai CAN di Do You Right, più un buon esercizio minimalistico delle chitarre.
BLACK REBEL MOTORCYCLE CLUB - As sure as the sun (2001); annoverati in un opportunistico calderone di revival sixties, i BRMC da San Francisco invece,almeno in As sure as the sun, esprimono una vena psichedelica onirica ed emotiva; e' pero' uno dei pochi vertici della loro produzione
BLITZEN TRAPPER – Below the hurricane (2010). Country band da Portland, qui felicemente fuori genere con una melodia composita ed un’orchestrazione raffinata.
BLONDE REDHEAD - I don't want u (1995); U.F.O. (1995); Hated because of great qualities (2000);In particular (2000); Equus (2004); Simone ed Amedeo Pace con la giapponese Kazu Machino in quel di New York rendono omaggio alla tradizione melodica italiana ed alla cultura musicale europea contemporanea con composizioni liriche,ritmi pulsanti e leggeri, commistione rumoristica secondo la lezione di Steve Shelley (Sonic youth), impegnato alla produzione dell'album di esordio; il passaggio alla produzione di Guy Picciotto (Fugazi) non ha nuociuto al gruppo,che anzi ha guadagnato in chiarezza espressiva; afflitti dal paragone ingombrante con i Sonic Youth,hanno invece un linguaggio piu' completo ed inoltre hanno le canzoni e sanno suonarle,laddove i Sonic Youth sono stati maestri sul come si suona,ma non avevano le canzoni.Ai Blonde redhead non mancava niente perche' il risultato fosse notevole,ed infatti intelligenza compositiva e melodie riuscite hanno consentito uno dei risultati migliori della musica di fine secolo.
BODIES OF WATER – One Hand Loves the Other (2011). Da Los Angeles le cascate di note di Terry Riley, di quelle ottenute con la rotazione del polso in “a rainbow in a curved air”, con in più un canto di cui si sarebbe fatto a meno.
BODUF SONG – Oh Celebrate Your Vague Words And Coquettish Sovereignty (2005); Fiery The Angels Fell (2011). Sigla di Matt Sweet da Southampton, a suo agio con voce e chitarra, ma anche quando l’atmosfera si fa pulsante ed elettrica.
BONNIE PRINCE BILLY – Wolf among wolves (2003); My home is the sea (2005). Solo due canzoni per il pigro ma prolifico prince Will Oldham? Si, ma due capolavori che non vengono turbati troppo dallo stile casalingo ed anticommerciale che si ostina a seguire mister Palace (e Palace songs, Palace brothers, W. Oldham appunto, e poi Bonnie Prince Billy ecc, giusto per ridurre il pubblico ai soli affezionati).
Wolf among wolves si limita a chitarra e voce, naturalmente, con un intermezzo che avrebbe potuto essere strumentale, ma Will si accontenta di recitare la parte degli archi con vocalizzi in falsetto: i Pink Floyd di Wish you were here ne avrebbero fatto la loro bandiera. My home is the sea ha uno degli attacchi chitarristici più classici della musica rock; il resto della canzone é conseguente.
BOOKS - An Owl With Knees (2005). Il duo newyorkese si ricorda dai CAN: qui sono quelli meno preziosi di “Unlimited edition” ma arricchiti da sobrie evoluzioni ritmiche minimaliste.
BRAIN DONOR - Odin's Gift To His Mother (2001); energico trio con Julian Cope in libera uscita verso lidi piu' rock ed una composizione che rinverdisce la tradizione inglese della chitarra elettrica,dopo i decenni di synth e fredda new wave;il divertissemant purtroppo ha avuto carattere episodico ma ci lascia da apprezzare questi 13 minuti (quasi) strumentali con riuscitissimi riff di chitarra e nostalgie jamming da anni '70
BRAINIAC - Flypaper (1994); sghemba ed eccentrica canzone dall'Ohio,dove di eccentrici ne hanno avuti tanti,vedi Devo e Pere ubu; solo a questi ultimi rimandano il canto,che pero' non va oltre un misurato falsetto,ed il ritmo asciutto e leggero di questo che e' il loro piu' riuscito episodio
BREEDERS - Cannonball (1993); Lord of the thigs (1993); Do you love me now (1993); da cui si ricava come Kim Deal la vera erede dei Pixies (confronta la scialba carriera solista di Frank Black... )ma del resto neanche i Pixies erano mai arrivati ai livelli di Last Splash,il capolavoro delle Breeders. Di particolare rilievo anche il canto fatale e vissuto di Kim. Costruzioni armoniche con spigoli sghembi e declivi sorprendenti,amalgama preciso (ma non scolastico) di ritmi e melodie,semplice cantabilita' e moderate esplosioni energetiche,fra i capolavori del decennio,e oltre.
BRIGHT EYES - Lover i don't have to love (2002); Conor Oberst dal Nebraska,song writer romantico che ammanta questa splendida tenera canzone con un'orchestrazione di gran fascino timbrico e discreto ritmo hip hop.
BRIMSTONE SOLAR RADIATION BAND - Dead end road part 2 (2004); Strange (2004); malinconico rock chitarristico dalla nordica Bergen; limpide favole ad alto tasso emotivo,tecnica semplice ma efficace,buono scarto dinamico fra rallentamenti progressive ed impennate elettriche: quando la provincia merita ben piu' dei
.figuri in classifica,ma anche il rock e' una bottega,quindi questi eroi bisogna andarseli a cercare
BUILT TO SPILL – Car (1994); I would hurt a fly (1997); The host (2001); Gone (2006).
Dough Martsch dall’Idaho, canzoni psichedeliche memori della pasticceria sixties britannica ma dallo stile chitarristico che oltre che nel Dave Gilmour fra Ummagumma e Athom heart mother (Gone) trova riferimenti nobili negli antenati americani (Randy California degli Spirit)
CALEXICO - The ride part II (1998); gli ex Giant Sand Joey Burns e John Convertino dall'Arizona,eroi del tex-mex moderno ma secondo schema classico:chitarre ritmiche da una parte e soliste dall'altra,immaginabili timbri desertici ed assolati,ma non ne soffre il ritmo,vivo e pulsante,in una miscela risaputa ma che in questo caso assurge a capolavoro.
CALIFONE - On the steeple whit the shakes (2000); St. Augustine (2001); When leon spinx moved into town (2003); di Tim Rutili,gia' a capo del progetto meritevolissimo e sfortunato dei Red Red Meat,insieme ai Royal Trux la migliore evoluzione del rock come letto dai Rolling stones; ma gia' l'ultimo lavoro dei Meat si dissolveva in una frammentazione onirica e minimalista che sara' naturalmente il punto di partenza dell'avventura Califone
CARIBOU – Barnow (2005). Daniel Snaith dal Canada rilegge i CAN di Ege bamyasi con grazia e leggerezza e (quasi) la stessa presa emotiva: non un semplice esercizio di stile.
CASTANETS – Song Is Not the Song of the World (2005); Lucky old moon (2009). While Raposa dalla natia California agli spazi aperti dell’Oregon: intimismo e respiro cosmico, elettronica e ballata rurale; fascino assoluto.
CAUSA SUI – Red sun in june (2009). Classica psichedelia chitarristica dalla Danimarca, con tanto di inizio tenue (alla Grateful Dead) e crescendo in distorsione stoner.
CERBERUS SHOAL: - Lighthouse in Athens part 1 (1996);Omphalos (1999); Breathing machines (2000); Telikos ii (2002); The land we all believe in (2005);
Colletti bianchi da Boston,con i For carnation rappresentano la versione moderna del progressive: rispetto ai britannici degli anni 70 i riferimenti non vengono cercati piu' fra i romantici dell'ottocento (Brahams,Listz) ma fra le espressioni contemporanee della musica «scritta»
CHEER-ACCIDENT: - (The) Men's Wide Open (2002); Your Weak Heart (2009);
fra Steve Reich e Keith Emerson (ma in Your Weak Heart bisogna sopravvivere ad un'intro cantata piu' banale di quanto non facesse Carl Palmer); ELP in infusione acida,pianismo da Steve Reich piu' che da Brahams o Listz,: infatti e' il minimalismo che offre la cifra stilistica del progressive moderno piuttosto che i compositori classici
CHOKEBORE:- Hit me (1993); Shine (1993);Foreign Devils on the Silk Road (1995); grunge dalle Haway ma senza spensieratezze balneari,anzi una tensione costante percorre le loro cose migliori
CHROME CRANKS: - Pin-tied (1998);Dog eat dog (1999); Rumore. Cosi' e' stato definita la loro lettura newyorkese del rock piu' immediato e primigenio;noise meno devastante che in Cows o Unsane e dalla trama piu' organica.
CITAY – Careful with that hat (2010); Secret breakfast (2010). Neoclassicismo (…rock) a San Francisco.
CLOUDKICKER - Genesis device (2008); Explore, be curious (2011). Terrorismo sonico e romanticismo minimalista, dall’americano Ben Sharp.
CODEINE: -Cigarette machine (1990);dagli intellettuali bostoniani,l'elogio delle lentezza; narcolettici,ma dai sogni piu' vicini agli incubi.
COME :- Car (1991); Submerge (1992);da Boston,col pregio della partecipazione vocale di Thalia Zedek; passionali ed intensi,fra i gruppi maturi che fornivano una proposta piu' articolata rispetto all'elementarismo grunge.
COMETS ON FIRE: - Brotherhood of the harvest (2004); Blue tomb (2004); dalla California chitarre arpeggiate e fissita' inamovibili,entrambi elementi che ricordano gli Amon duul (e qui come in altri casi non si accenna a imitazione ma si coglie piuttosto uguale attitudine)
CONNAN MOCKASIN – Forever dolphin love (2011). Il neozalandese Connan esprime una delle proposte più originali ed innovative: sghemba e geometerica, vaga e metronomica, forever dolphin love esprime la summa di una sinfonia insieme patetica ed eroica.
CONSTANTINES: -Justice (2001); Blind luck (2002); pulsanti ed elettriche canzoni dal Canada,brillanti e variegati arrangiamenti chitarristici di sensibilita' piu' americana che della provincia canadese.
COP SHOOT COP: - Room 429 (1993); Surprise,surprise (1993); Interference (1994); noise newyorkese dalla brutalita' industriale; spigoli affilati e rigore geometrico,timbri ruggenti per un gruppo fra i piu' incazzati dell'epoca (e non erano certo in pochi).
CORAL – Far from the crowd (2005); She sing the mourning (2005). Da Liverpool ritmi che sono un dichiarato omaggio a Jake Liebezeit, ma dei Can non c’é la complessità compositiva, le melodie sorprendenti, né altro.
CORNELIUS: -Free fall (1998); il giapponese Keigo Oyamada,produttore prima che compositore,in genere rappresenta nelle sue canzoni una prevedibile rilettura degli stilemi rock (come si addice alla sana,imitatrice provincia); con Free fall pero' trova un piglio energico ed originale,una cascata frenetica ed irruenta che rotola a valle trascinando con se,una volta tanto,le norme della buona e sterile produzione.
COWBOY JUNKIES: - Bread And Wine (2001); gli eroi dell'alt country canadese; noi pero' preferiamo un episodio lo stesso convenzionale ma piu consono all' ambito rock.
CRIME AND CITY SOLUTION: -The adversary (1993); generati,come Nick Cave,dai frammenti esplosi dal macigno Birthday party,patriarcale band delle rozze terre australiane,di Cave seguono la destinazione geografica (Berlino) e la cifra stilistica,complice la presenza di Mick Harvey con la sua effervescenza ritmica sia nei Crime che nei Bad seeds di Nick Cave.
CRUEL SEA: -Delivery man (1993); The honeymoon is over (1993);
ennesimo parto dei lunghi anni in cui l'Australia e' stata la terra vergine del rock,il posto dove non c'erano regole da rispettare e generi da omaggiare: lo slide guitar rock di Cruel sea in realta' si esprime secondo canoni tradizionali ma con una freschezza inventiva ed una irruenza ritmica poco comuni in quegli anni nel resto del pianeta rock.
CUL DE SAC: - Lauren's blues (1992); The Moon Scolds the Morning Star (1992); Lulli's gangrene (1995); persino all'inizio dei '90 non tutto in America e' noise ed irruenza ritmica; le proposte piu' meditate arrivavano gia' da Boston,secondo una tradizione intellettuale che ha travalicato i generi culturali ed anche il decennio terribile del rock. Si va dal godimento di una precisa memoria storica (i Grateful dead di live\dead) a geometrie che portano a strutture piu' originali.
CURRENT 93: -The fall of Christopher Robin (1991); in principio furono i Throbbing gristle,poi i Psychic tv con lo stesso Genesis P-Orridge,quindi David Tibet continua da solo con la sigla Current 93; l'esempio in questione rende bene la genealogia di Tibet,che continua a coniugare crudezze espressive,disperse canzoni acustiche e saltarelli elettronici
DAN DEACON – Surprise Stefani (2009). Do do wap su tappeto ritmico ed elettronico minimalista da Long Island.
DARKER MY LOVE – Wake (2006); All the Hurry & wait (2008). Psichedelici californiani che sembrano sempre sul punto di regalare il capolavoro ma rimangono ben al di qua del memorabile.
DATSUNS – Stud here for days (2006). Slide guitar e tradizione dalla Nuova Zelanda.
DAYS OF THE NEW: - Shelf in the room (1997); How do you know you (1997);dall'Indiana due episodi dal romanticismo caro anche agli Alice in chains: arpeggi di chitarra,canto epico ai Days of the news riescono benissimo,mentre gli Alice in chains continuano a farsi preferire nei toni piu' energici ed accesi
DEERHOOF: - Milk man (2004); Cast of crown (2006); californiani dalla vena naif come le colonne sonore dei cartoni ma animati da spirito sulfureo e grande varieta' di temi,timbri ed idee-giocattolo; forse un po' piu' di calma e meditazione avrebbero giovato ad una produzione comunque notevole
DEFECTORS: -Anglia (2003); ancora una volta dall'Europa (Danimarca) esercizi di stile sul classico,eterno rockabilly,facendo ben attenzione a non aggiungere neanche un giorno di calendario a quei di' di fine anni '50
DELGADOS: - And So The Talking Stopped (1998); una delle tenui canzoni del plotone scozzese,che cede solo un po' alla tentazione del rock
DEVENDRA BANHART- Now that I know (2005). Riuscita tenue canzone del californiano, che ne imbrocca qualcuna anche con i Vetiver.
DEVICS: The way you sleep (1996); Just one breath (2006); ritmi,pause,strutture armoniche e sospiri,tutto al servizio della voce di Sara Lov:ne valeva la pena,per la buona riuscita di questo ennesimo pezzetto di zucchero californiano.
DEXATEENS– Diamond in the concrete (2005); The ballad of souls departed (2009); da Tuscaloosa, Alabama! Superfluo descrivere il genere, ma the ballad of souls departed aggiunge emozioni desertiche al loro prevedibile ma brillante rock and roll.
DIGITONAL: -Seraphim (2002); Digimitosis mix (2002); duo britannico composto dal clarinettista Andy Dobson e dal violinista Samy Bishai,nelle loro composizioni si esprimono soprattutto con l'elettronica; Seraphim e' un quieto viaggio interstellare su un astronave hip hop; Digimitosis ha lo spessore emotivo di un funerale nello spazio,dignitosa,lenta e struggente.
DIRTY PROJECTORS– Offspring are blank (2012); moniker di Dave Longstreth, giovane del Connecticut; gospel del XXI secolo esaltato da rasoiate di chitarra.
DIRTY THREE– Hope (1996); the restless wave (1998); Down by the river (cover di Neil Young con i Low, 1999); Sue’s last ride (2000); Alice wading (2003); Ever since (2005); Australiani di Melbourne, costituiscono una delle migliori proposte del rock moderno, nonostante (o forse anche perchè) non usino alcun artificio di studio ma suonino i propri strumenti, con una perfetta miscela fra violino, flauto, batteria, chitarre acustiche e strumenti elettrici; spesso le loro registrazioni sembrano live in studio più che misurate esecuzioni, come in Sue’s last ride e la sua esaltante cavalcata finale o nella cover di Down by the river, dove insieme ai Low nobilitano oltre misura la canzoncina di Neil Young. I toni sono spesso intimisti o addirittura disperati (Hope é il lamento straziato di chi soffre tutti i dolori del mondo): facciano attenzione i cuori teneri.
DJ SHADOW– fixed incomed (2009); l’americano Joshua Paul Davis con un ritmato esercizio di elettronica e campionamenti.
DM STITH– Pity dance (2009); suoni intensi ed epici, coro ed arpeggi di chitarra che rotolano inesorabilmente a valle per il newyorkese David Michael Stith.
DO MAKE SAY THINK: - Dr. Hooch (1998); A week in the dark (1999); ogni tanto qualcuno che suona in studio come poi fara' sul palco; niente post produzione,(eccessi di) sovraincisioni; minimalismo per chitarre in quella maniera che splendidamente si acconcia al rock, tocchi di elettronica analogica con basilari generatori d'onda ed LFO (low frequency obscillator), punteggiatura leggera e spazi dilatati,accelerate che si prendono il tempo necessario ai viaggi interstellari
DRESDEN DOLLS: -Gravity (2003); Kurt Weill in Boston col duo Amanda Palmer – Brian Viglione,fra ombreggiature dark e cabaret
EARCANDY: - Cloud floating (1995); voli degli archi (suggestione dichiarata fin dal titolo) su tappeto elettronico naif come usavano i T.o.n.t.o. nella preistoria dell'elettronica rock
EELS: - Not ready yet (1996); Novocaine for the soul (1996); Susan's house (1996);Efil's God (1999); Flyswatter (2000); il dolorante Mark Everett dalla California reclama un anestetico per l'anima nelle sue splendide e commosse canzoni, spesso funestate da arrangiamenti piuttosto rozzi:non e' che si vogliano per forza suoni eterei per argomenti sentimentali,ma la punteggiatura ritmica spesso e' invadente.
Gli episodi scelti pero' sono fra i capolavori dei '90,grazie anche ai piu' discreti arrangiamenti orchestrali
ELBOW: - Bitten By The Tailfly (2001); i've got your number (2003); ritmi tribali,rasoiate di chitarre e tastiere distorte,rilassamenti psichedelici con l'elettricita' che scorre sempre sotto pelle, piuttosto originali nel panorama inglese.
ELECTRELANE: - Suitcase (2005); dalle ragazze di Brighton una delicata trama pianistica romantica,poi un improvviso tuffo negli '80 dei ritmi metronomici a tappeto e ancora toni favolistici ma con l'incantevole strega che batte impaziente il piedino a comporre una piccola,garbata sinfonia
ELYSIAN FIELDS: - Cities will fall (2000); ?il duo newyorkese rilascia canzoni da caffe' chantant per esistenzialisti depressi come questo ?struggente, malinconico canto che lascia poche speranze di riscatto
ESPERS– Riding (2003); Blue mountain (2006); romanticismo psichedelico da Filadelfia con forti legami con la tradizione folk più Inglese (Fairport Convention) che americana.
FATSO JETSON: -Bored stiff (1998); la California energica: pochi sentimentalismi;magari nessuna cattiveria,ma passo spedito che chiede strada
FILM SCHOOL– 11 (2006); metronomico e circolare esercizio new wave dalla California.
FIREBIRD– Bow bells (2006); I whish you well (2006); Lonel road (2009); Bow Bells ha un incipit slide classico, desertico, che può illustrare la copertina della storia del rock. Il britannico Bill Steer dimentica i trascorsi grindcore con Napalm Death e Carcass e ci regala il migliore tradizionale rock chitarristico degli ultimi decenni.
FIRE THEFT: - backwards blues (2003); la Seattle della psichedelia timida ma con una canzone ben confezionata
FIREWATER: - Ponzi's Theme (1998); New York punteggiata da un basso da traffico urbano,fiati che scorrono senza incidenti (peccato... ma Tod Ashley di frontali sanguinosi ne ha fatti tanti con i Cop shoot cop),una tranquilla passeggiata metropolitana con qualche brivido misurato,ma si e'nelle mani di un autista esperto
FISHBONE: - Black flowers (1993); da Los Angeles con crossover rock funk reggae ma con molta meno fortuna dei red hot chili pepper,qui pero' in un episodio fatale e psichedelico, vicino alla tradizione rock '70,con il sapore dei classici
FISCHERSPOONER - O (2005); da New York elettronica con reminescenze di Kraftwerk e Terry Riley.
FLAMING LIPS– Hold your head (1992); Pompei am Gotterdamerung (2006); Convinced of the hex (2009); The sparrow looks up at the machine (2009); Powerless (2009); I found a star in the ground (2001); di Wayne Coyne, da Oklahoma city, sono i campioni assoluti della psichedelia moderna. Anticommerciali e dispersivi, é necessaria una cernita nella loro composita ed a volte folle produzione (vedi l’ultima “24 hours song”). Hold your head, eterea e circolare, è l’esercizio di stile più pulito; ancora più vicini, e dichiaratamente, ai Pink Floyd in Pompei am Gotterdamerung, che é come i londinesi sixties avrebbero dovuto suonare One of these days; altra passione dichiarata, le melodie di Neil Young innestate però su ritmiche complesse ed irregolari; I found a star on the ground è una suite minimalista di 6 ore accompagnata da un potente ritmo di batucada che bisogna trovare il tempo di ascoltare: i più pigri assaggino almeno i primi 25 minuti. Presso Wayne ha studiato Jonathan Donahue – Mercury Rev, il quale però ha capitalizzato molto meglio.
FOLK IMPLOSION: -Serge (1999); insolito strumentale per Lou Barlow,piu' abituato a perdersi in fumose produzioni low-fi di pigre canzoni appena appena accennate (sia qui che nei suoi Sebadoh) trova in Serge un ritmo profondo ed irresistibile
FOR CARNATION: - Tales (Live From The Crypt) (2000); ipnotica e sommessa cavalcata spaziale,maturo manifesto della scena post rock di Luoisville ( gia' patria degli Slint). Da una prospettiva temporale piu' allargata puo' definirsi moderno progressive.
FRANZ FERDINAND– Jaqueline (2004); Eleanor put your boots on (2005); canzoncine scozzesi che non mancano di grazia e di qualche impennata elettrica.
FRIDGE: - Cut Up Piano And Xylophone (2001); elettronica delicata e pulsante dal londinese Kieran Hebden, che da solo gira a nome Four tet,qui invece e' con Adem Ilhan,che sembra essere responsabile della maggiore vena melodica del progetto in duo
FUGAZI. - 23? ?beats off? (1993); ?Bed for scraping? (?1995?); ?Instrument? (1999);?Recap Modotti? (?1998?); ?Strangelight? (?2001?); ?Life and limb? (?2001?); il grande,fondamentale progetto di Jan Mackaye (ma anche di Guy Picciotto,Joe Lally e Brendan Canty) e' ?fra quelli che meglio sono riusciti a dotare di un linguaggio moderno il rock tradizionale arricchendo la struttura armonica delle loro canzoni di una vena melodica poco comune per il rock USA e graffiandola con le esperienze punk alla cui furia il rock ha ricevuto la sua palingenesi
FUZZY LIGHT– Through water (2010); nella tradizione crooner di Leonard Cohen e Nick Cave, ma sorprende la complessità degli inserti strumentali elettrici dei coniugi Watkins da Cambridge
GALLON DRUNK: - Bedlam (1993); ritmo serrato,sarabanda epilettica fra punk e surf in questo inno frenetico che i londinesi fanno al manicomio della loro citta'
GIRLS AGAINST BOYS: - Get down (1993); cupo incedere da processione sacrificale per il progetto di Brentan Canty (Fugazi) in quel di Washington
GOD BULLIES: - I am invisible (1990); feroce tellurica trama sotterranea dai clangori industriali del Michigan
GODSPEED YOU BLACK EMPEROR: - Static (2000); Rockets Fall On Rockets Fall (2002);il moderno progressive da Montreal: Mahler piu' che i romantici che avevano appassionato i ragazzi europei 30 anni prima:contano piu' i colori e le loro variazioni di intensita' che la dinamica della trama,la quale e' lenta,sfrangiata,minuziosamente studiata fino agli intrecci piu' nascosti; disegni e colori sono vivi a formare piccole sinfonie costruite a collage di temi il cui ascolto (...estenuante) sfocia in risoluzioni epiche e lussureggianti
GOMEZ: - We Haven't Turned The World Around (1999); toni sentimentali da canzone fatale che scorre serena senza rischiare impennate nervose
GRAILS: - White flag (2003); da Portland pensoso arpeggio di chitarra che si allarga in un corale da piccola sinfonia da camera;
GRANDADDY : - Taster (1999); Form the dishwasher (1999);Wretched songs (1999); So you 'ill aim toward the sky (2000); Pre merced (2002); grandi melodie che vanno da Neil Young ai Pink Floyd seventies (e non stiamo parlando di imitazione ma di una sintassi figlia di una uguale sensibilita'); gli arrangiamenti sono invece al passo coi '90:andature indolenti da shoegaze,brividi elettrici,punteggiatura metronomica
GRANT LEE BUFFALO: - Fuzzy (1993); da Los Angeles un country misurato che trova il suo vertice in un falsetto ammaliante; scomodati Rem e Neil Young per i paragoni,hanno spesso arrangiamenti piu' curati rispetto al canadese (ma bastava poco...) e riescono meno banali dei Rem (e anche qui...)
GRAVENHURST– Song from under the arches (2005); Nick Talbot da Bristol con le classiche alternanze fra quiete sonnolenta e tempeste elettriche
GUIDED BY VOICES: - Window of my world (2004); Il prolisso e dispersivo prof Pollard da Dayton talvolta trova concisione ed espressivita' piena in una delle sue originali canzoni
HEAVY TRASH– Lover street (2010); Jon Spencer approda al nuovo secolo con altra sigla ma è sempre il più newyorkese rock and roll blues .
HELMET: - Give it (1992); la potentissima chitarra di Page Hamilton fa a fette qualsiasi dubbio; pennate come cazzotti di un avversario da non sfidare
HOGGBOY: - Left and right (2002); generazione grunge:chitarre in rigoroso accompagnamento,pochi voli rispetto al giro armonico,ma in questo caso c'e' anche la fascinazione melodica oltre al ritmo scuoti-chioma
HOLLY GOLIGHTLY– Wherever you werw (2000); Any other way (2001); The luckiest girl (2006); sensuale e sixties, la londinese da club fumosi e nostalgici, con arrangiamenti leggeri e percussioni frenate, chitarra ritmica con tanto di vibrato e pochi tocchi di tastiere vintage, regala in una discografia sterminata un po’ di perle, su tutte Wherever you were.
HOLY FUCK– Grease fire (2010); gli incazzati di Toronto, con qualche nuvola emotiva che percorre un’elettronica monolitica accompagnata da batteria altrettanto granitica.
HOT SNAKES: - Suicide invoice (2002); attitudine punk ma su piu' rilassato ed espressivo 4\4
HOWE GELB– But i did not (2006); dall’Arizona dei Giant Sand e degli OP8 Howe passa al terzo millennio con più marcate suggestioni western: ritmo che è l’eterno sferragliare di un treno, chitarra che ha fretta di arrivare e spazzole sul rullante ad accompagnare una bella canzone.
HOWLIN’ RAIN– In sand and dirt (2006); trascinata ed intensa, pesante da trovare difficoltà a segnare il tempo, il lato oscuro di San Francisco.
I AM KLOOT: - From your favourite sky (2003); una delle piu' belle canzoni del decennio viene da Manchester,sede di una buona tradizione melodica,ma mai cosi' efficace
I LOVE YOU BUT I’VE CHOSEN DARKNESS– Fear is on our side (2006); dal sentimentalismo insolito per il Texas di Austin (Pain teens…) un breve, intenso, pulsante e romantico strumentale.
I MOTHER EART: - The universe in you (1993);da Toronto il rock come sofferenza romantica:quiete,tempesta,amore,vendetta,perdono
IN GOWAN RING– Aurora (2005); dall’Oregon un raro tuffo nel passato del progressive acustico inglese.
INGE THOMSON– Cradle song (2010); vocina in falsetto,”piano accordion”, campanellini e dolci melodie dalla Scozia.
IRON AND WINE: - On your wings (2004); l 'esangue Sam Bean dalla South Virginia con un metronomico eletroacustico quadretto naif.
JAH WOBBLE INVADERS OF THE HEART: - Visions Of You (1991); - Becoming More Like God (1994); L'ex bassista di Public Image Limited offre un dub fascinoso impreziosito dalla voce di Sinead O'Connor che si mantiene vicino alle esperienze rock piuttosto che alle scorciatoie elettroniche del genere.
JAMES BLACKSHAW– The cloud of unknowing (2007); chitarrista acustico inglese che si ispira nei suoi solo album alla tradizione americana di Robbie Basho e John Fahey piuttosto che a quella inglese di Bert Jansch.
JANE'S ADDICTION: - Mountain song(1988); Summertime rolls(1988);i losangelini Dave Navarro,Perry Farrel incarnano l'espressione piu' meritevolmente popolare della rinascita rock dei '90
JESSE SYKES & THE SWEET HEREAFTER– Like love lust (2007); Instrumental (2011); la chitarrista e cantante Jesse da Seattle con l’altro chitarrista Phil Wandsher; rock elettrico, psichedelico, nella grande tradizione americana, soprattutto quando riesce a fare a meno dell’eccesso di sentimentalismo.
JESUS LIZARD: - Blockbuster (1989); Bloody Mary (1989);Monkey trick (1991); Perk (1992); Thumbscrews (1994);50cent (1994); texani di Austin, sanno di appartenere alla generazione punk,ma non e' un genere cosi' angusto che li puo' contenere; una inesauribile fonte di energia sotterranea percorre ogni singolo istante e le continue eruzioni in superficie rendono la norma il fuoco e gli scoppi che non vengono lesinati ad effetto; semmai sono i rari ed affascinanti cedimenti psichedelici a sorprendere ed a far sospettare che meno furia avrebbe prodotto risultati anche migliori,ma e' un buonissimo «accontentarsi»
JET: - Radio song (2003);a volte anche la canzone pop inglese riesce ad evitare di essere scialba e trova una melodia sincera
JIM O'ROURKE - Halfway To A Threeway (2000); un insolitamente essenziale O'Rourke,canto e chitarra,senza funambolismi da modernariato neoclassico:meglio cosi'.
JOHN GRANT– I wanna go to marz (2010); canto tenue dall’arrangiamento discreto e delicato, il cantautore di Denver dalla carriera sfortunata viene finalmente aiutato dai Midlake che lo accompagnano in studio (dopo che lui li aveva supportati in tour).
JOKER’S DAUGHTER– Jesse the goat (2009); ancora una voce,quella della anglo-greca Helena Costas, conturbante ed infantile, che ricorda Hope Sandoval (Mazzy star) il che però è il pregio maggiore di questa tenue canzone
JONATHAN WILSON– Desert raven (2011); Natural rhapsody (2011); Valley of the silver moon (2011); forse l’unica grande uscita degli ultimi anni, l’intero album si ispira al migliore rock dell’epoca d’oro ‘68 – ‘71 ma il geniale lungocrinito della North Carolina non si è confermato con i lavori successivi, distratto dalla sua perizia come produttore, al punto da trattare anche il suo lavoro successivo come un prodottino sterile da easy listening. Per intanto “Gentle spirit” entra nella storia del rock con i suoi sapori Byrds/Crosby e la psichedelica e composita Valley of the silver moon, autentico capolavoro del genere; come poche volte accade, non un prodotto di genere per nostalgici ma un’opera che brilla di valore suo, da porre sugli scaffali subito dopo “if a could only remember my name”.
JON SPENCER BLUES EXPLOSION: - Afro (1993); Soul typecast (1993); Sweatr (1994); Cowboy (1994);I wanna make it all right (1998); Calvin (2000); Killer wolf (2002); blues destrutturato ed esploso in frammenti beefheartiani nei lavori d'esordio,sicuramente piu' godibili quando Jon ha riassemblato i cocci in trame piu' organiche; importantissima la presenza di Russel Simins: controtempi,salti e frattture ma anche l'esempio piu' vicino a Jake Liebezeit (Can) su come la batteria possa partecipare alla stesura della composizione
JULIE’S AIRCUT– Sator (2013); da Sassuolo giovanotti che si ricordano dei Neu!
KARATE - Concrete (2004); indolenti e dimessi,qualcuno deve averli convinti che le emozioni fanno male; Concreter e' dalle parti della scuola narcolettica dei Codeine
KARMA TO BURN - 20 (1999); 32 (1999); formula geometrica elementare ma efficace: chitarre potenti,ritmo spedito e regolare,unisono obbligatori; strumentali eredi della tradizione surf di Link Wray ma,nonostante le moderne possibilita' della distorsione,molto,molto meno cattivi
KASHMIR – She’s made of chalk (2005); spedito, lirico ed onirico rock dalla Danimarca.
KONKI DUET - imawa mori nona kani (2004); carillon insistiti per una inquietante nenia naif; torna in mente «an immate lullaby» (Gentle giant)
KRAMER - The Bosom Friend (1992); Overture (1992); Welcome home (1992);un grande spreco: splendidi temi accennati che fingono di partire e rimangono li', aspetti di viaggiare ma non decolli; bravo ma frustrante;anche con B.A.L.L.,Bongwater, li ascolto ma li frusterei.
KULA SHAKER - Govinda (1996);psichedelia condita con tablas e sitar per una leggera suggestione orientale; armonia e ritmo tradizionali del rock
KYUSS - Apothecaries' Weight (1992); Freedom run (); Writhe (); Stoner rock,l'hanno chiamato,in omaggio alla rozzezza dell'eta' della pietra piu' che ad una durezza che non e' eccessiva; il genere prende le mosse dai bassi e vibranti droni di chirarra del Blue cheer e vede da parte dei Kyuss forse l'unica produzione ascoltabile.
LABRADFORD - Lake speed (1996); and Jonathan Morken (1999); racconto minimale,volo onirico ed motivamente intenso ; l'unico gruppo interessante della fazione «morbida» del cosiddetto post rock,la genia cioe' di quelli che con suoni tenui,armonie banali e melodie scontatissime facevano da retroguardia raccattando freddi frammenti esplosi alle generazioni precedenti (l'altra fazione e' quella del «math rock» a chiara imitazione king crimson-red e di cui non ci occuperemo neanche, vista l'assoluta sterilita' del genere);
LAIBACH: -God is god (1999); Balcani in fiamme! Durissimo,violento episodio sostenuto da chitarre con cadenze marzial-industriale,tastiere da racconto cinematografico e coro da apocalisse
LAMBCHOP: - The Saturday Option (1998); serena e sussurrata canzone su chitarre slide hawaiane da Nashville
LANSING DREIDEN - A Silent Agreement (2004); l'onda lunga My bloody Valentine in un episodio melodicamente riuscito e dotato di arrangiamento piu' meditato e complesso rispetto alle altre prove del genere
LAUGHING HYENAS - Walk (1992); Each Dawn I Die (1995); l'immortale tradizione rock; Each dawn i die ha una chitarra che traccia un godibile cerchio armonico,canto e punteggiatura solista che evitano ogni eccesso,tono fatale ed emozionato;una proposta estremamente sincera
LEMONHEADS - Secular Rockulidge (1996); calligrafico arpeggio spazzato via da un tornado di violenza chitarristica,dai toni meditati alle affermazioni apocalittiche
LES CLAYPOOL AND THE HOLY MACKEREL - Hendershot (1996); prolifico,sbrodolante super virtuoso del basso,Les Claypol in Hendershot raggiunge un raro equilibrio fra eccelsa perizia strumentale e concreta espressivita' stilistica
LILIUM– One bear whit me (2010); il francese Pascal Humbert si è perso a Denver, dove è supportato da membri di Wovenhand e Sixteen Horsepower: tradizione roots con chitarre indolenti ed elettricità diffusa sullo sfondo.
LIQUID SOUND COMPANY - The Art Of Ecstasy (2000); minimalismo tenue,di quello imparato tracciando esili arpeggi di chitarra in cameretta; l'orchestrazione pero' in questo caso avvicina alle prove «cosmiche» piu' meditabonde di Ash ra tempel ed Amon duul
LOOSE FUR - you were wrong (2003);il progetto collaterale di Wilco (piu' Jim O'Rourke) rilascia una canzone intimista accompagnata da eccentrici tocchi di chitarra
LOW: -Diamond (2000); Juli (2001); «slowcore" da Duluth,patria di Bob Dylan,sentimento allo stato puro,le canzoni piu' emozionate ed emozionanti del decennio; del come si riesce ad essere piu' intensi diluendo tempi e metrica
LOW & DIRTY THREE: -Down by the river (1999); la canzone di Neyl Young nobilitata oltre misura da una intro strumentale sommessa e lancinata e da variazioni di intensita'' la cui carenza costituisce il grande limite del canadese
MAGIC LANTERN– On the dime (2010); psichedelia californiana con intensità Hawkwind.
MAKE UP: - Free Arthur Lee (1998); Little black book (1999); The bells (1999); il canto a la Malcoom Money (i primi Can) per canzoni sghembe fra psichedelia e garage con pochi voli di fantasia ma buone trame armoniche
MANDO DIAO– Added family (2005); splendida canzone in una discografia altrimenti scialba, gli svedesi trovano tono decadente e ritornello antemico, coretto soul e buona produzione.
MAN OR ASTROMAN?: -Taxidermist surf (1993); Sferic waves (1995); Interstellar hardrive (1999); Engine of difference (1999); surf ed immaginario sci-fi anni '50,con un occhio alla rilettura surf malata di Holiday in Cambodja (Dead Kennedys)
MARK MCGUIRE– Clouds rolling in (2010); da Cleveland un perfetto seguace dei solo guitar di Manuel Gottsching: nonostante l’evoluzione tecnologica dei 35 anni nel frattempo trascorsi, sembra di sentire ancora il 4 piste del chitarrista degli Ash ra tempel.
MARS VOLTA– Miranda, that ghost just isn’t holy anymore (2005); The widow (2005); Dumb waiters (2006); Vishera eyes (2006); Agadez (2008); Mars volta o la maturità rock agli albori del III millennio. Messicani più gringos ad El Paso,Texas, lasciano il “post-hardcore” del gruppo di origine, gli At the drive in, ricordandosi comunque sempre dell’energia e delle asperità del metal, del suo espressionismo romantico, per abbracciare una visione sonica universale: dal rumorismo di Miranda, i cui fasci sonori stellari sono risolti in un canto lirico di tromba da mariachi ed una canzone da serenata senza speranze, con dispersione cosmica dei rumori finali, ad approcci più tradizionali; con le loro epiche melodie ed i ritmi frenetici sembrano non trascurare alcun elemento dello scibile sonoro.
MASSIVE ATTACK: - Angel (1998); Man next door (1998); Angel e' dub teso ed austero,racconto inquietante, intenso in maniera malata e straniante,prediletto dal cinema nelle scene del redde rationem (The snatch); Man next door ha canto piu' lirico ed esteso
MASTERS OF REALITY: -Jody sings (1993); variamente ispirati (vedi Mark Fry per «Kill the king») esprimono in Jody sings un perfetto esercizio in stile Spirit
MAZZY STAR: -She hangs brightly (1990); dopo la psichedelia californiana eighties dei Rain Parade, il canto conturbante di Hope Sandoval accompagna questo riuscitissimo episodio giocato su una trama armonica monocorde con chitarre e tastiere in trance ipnotica ma con un'energia percussiva che rende dinamico il trip allucinogeno.
MEDICINE: - Wash Me Out (1995); I Feel Nothing At All (1995);Farther Down (1995); scuola My bloody Valentine,ma il piglio paichedelico dei californiani fornisce risultati migliori; di Jim Putnam,piu' tardi coi Radar bros,del pari bravi e sfortunati
MELVINS– The ballad of Dwight Frye (1992); Going blind (1993); Hooch (1993); Lizzy (1993); At the stake (2000); Let it all be (2000);The anti-vermin seed (2002); Dog island (2008); a cavallo fra i due secoli, li rappresentano entrambi con la loro versione della maturità del metal: dai temi Sabbathiani (Going blind) alla maturità ferocemente minimalista, cui non è estranea la lezione ossessiva di Big Black-Steve Albini (esemplare The anti-vermin seed, che merita un ascolto attento: mai il rock è stato più lontano dalla musica da sottofondo ed intrattenimento), passando per mille episodi anche melodicamente riusciti; le strutture armoniche del trio di Washington non si limitano ad accompagnare il classico riff di chitarra ma sono la palestra per una meditata ricerca timbrica,per una a volte estenuante ma esaltante progressione minimalista.
MEN WHITOUT PANTS– And the girls go (2009); allegro e tirato riff chitarristico per il garage rock del batterista di Jon Spencer.
MERCURY REV: - Chasing a bee (1991);The funny bird (1998) The Dark Is Rising (2001); black forest (lorelei) (2005); diamonds (2005); Secret for a song (2005); primi due album da legittimi eredi dei migliori Pink Floyd, quelli ancora illuminati dal genio di Syd Barret, ma senza alcuna tentazione imitativa: i lavori 91-93 sono psichedelia onirica, rumorosa, chitarre, elettronica e flauto a fondersi in torrenziali quadretti psichedelici che devono molto alla scuola di Wayne Coyne (Flaming Lips) a cui Fridmann, anche produttore, e Donahue si sono formati.
L’avventura psichedelica dura due album, poi il cantante David Baker lascia e Jonathan Donahue approfitta della timbrica vocale vicina a Neil Young per impostare il canto alla maniera del canadese ma con arrangiamenti orchestrali lussureggianti e temi epici che consentiranno al gruppo di Buffalo di esprimere i propri capolavori.
MI AMI– Dreamers (2010); chitarre srotolate su un tappeto percussivo che sarebbe piaciuto a Santana; è l’unica analogia però con questi poliedrici californiani.
MICK HARVEY– Come on spring (2005); in libera uscita dai Bad Seeds, l’australiano sodale di Nick Cave mantiene la leggerezza ed effervescenza ritmica dei Bad Seeds maturi.
MISSION: - In denial (2001); epica canzone da new wave '80 degli ex Sister of Mercy,qui alla seconda fase della loro carriera ma ancora immersi nei sapori gotici britannici
MOGWAY: - Like Herod (1997); autori di opere monolitiche in cui niente e' lasciato alla composizione armonica o a particolare fantasia nell'espressione dei singoli strumenti,esemplari pero' quanto al metodo compositivo fondato sulle variazioni di intensita' sonora
MOON DUO– Ripples (2009); Sparks (2012); i Suicide di Reve Vega innestati sui continuum di Loop ed i ritmi freddi di Spacemen 3, ma a differenza degli inglesi il duo californiano ha un migliore approccio strumentale figlio della psichedelia chitarristica west coast.
MOTHER TONGUE: - Burn baby (1994\ep 1996); manieristica canzone rock suonata senza tanti fronzoli; secca ed immediata,esplode con una grandissima trovata di batteria (piu' efficace nella versione ep)
MOTORPSYCHO: - Have fun (1992); Sister confusion (1992); The wait (1992); Nothing to say (1993); s.t.g. (1996); Taifun (1998) Starhammer (2010); troppo gli hanno rotto le palle con la storia del revival anni '70; e' rock,quello dei norvegesi,nella piena accezione del termine e regge il confronto con qualsiasi precursore gli si voglia trovare (hard rock britannico o meglio nord europeo,psichedelia energica dei Blue cheer) e che anzi esprime un linguaggio proprio,filtrato, come e' inevitabile quando non si e' mediocri calligrafi,dall'esperienza punk e grunge dei decenni successivi ai '70; una proposta che e' in realta' originale nonostante sia nella grande tradizione rock; avercene...
MUDHONEY: - Crooked And Wide (2002); altri buoni interpereti del rock tacciati di revivalismo; come per i Motorpsycho,non si puo' ignorare l'effetto che ha la storia degli ultimi decenni sulla loro musica,con le inevitabili e salutari riverberazioni punk e grunge (al cui ultimo genere in realta' vanno iscritti)
MUGGS– Underway (2005); da Detroit ritmo arioso e chitarre più’ liriche e psichedeliche di quelle cui ci ha abituati la MotorCity.
MUSIC: - Dance (2002); inglesi dal ritmo frenetico e canto da muezzin napoletano
MY BLOODY VALENTINE: - Emptiness inside (1992); Only shallow (1992); accoppiata canto convenzionale in languide melodie sixties \ distorsioni chitarristiche con sfasature di tono che ricordano vinili sciolti al sole; una caterva di proseliti,ma fra i precursori del genere vanno citati Jesus and Mary chain,altrettanto lirici ma piu' cattivi nel suono rumoroso
MY MORNING JACKET– Off the record (2005); una delle loro solite sciape canzoncine, ma i 5 del Kentucky dallaseconda metà di questa canzone liberano una ispirata vena psichedelica,un po’ come i Rolling Stones in “2000 light years from home”.
NASHVILLE PUSSY– Hate and whiskey (2005); le fighe di Nashville; fiumi di alcool, caotici locali fumosi, tacchi di stivali che portano il tempo sulle tavole del palco: che altro? Gli AC/DC più bluesy ed incazzati.
NERVOUS CABARET– Alone together (2006); canto strascicato da crooner ubriaco, chitarre e fiati solidali in depressione alcoolica, un lirismo sincero per una canzone eccentrica da New York.
NEUROSIS: -From the hill (2001); cattivi soggetti che si prendono tutto il tempo che serve per spiegarti perche' ti odiano; cadenza pesante,voce da grindcore,cornamuse ataviche
NICK CAVE AND THE BAD SEEDS: -- Long time man (1986); Muddy Water (1986); Deanna (1987); The mercy seat (1987);The Good Son (1990); The Hammer Song (1990); I Had a Dream, Joe (1992); When I First Came to Town (1992); Do You Love Me (1994); Red Right Hand (1994);
Un australiano fra i migliori autori di canzoni del secolo... Dopo gli inizi selvaggi in patria con i Birthday party,il giovane Cave affina il linguaggio,si trasferisce a Berlino con un manipolo di preziosi,decisivi strumentisti,secchi,decisi ma leggeri e briosi; in Europa specifica la predilezione per le forme di musica popolare americana,il rythm and blues e le armonie dell'amato songwriter Leonard Cohen su tutti
NINE INCH NAILS: - Where Is Everybody (1999); The wretched (1999); trent Reznor,il piu' cattivo del lotto:cadenze industriali,tonfi profondi di basso e percussioni, lame possenti che calano dalle chitarre per uno spettacolo dell'apocalisse
NOW IT'S OVERHEAD - who's jon (2001); canto convenzionale su minimale e pregevole meccanismo di precisione da Athens,Georgia
ONEIDA– Spirits (2005); elettronica e psichedelia a Brooklin, il più delle volte velleitaria e superficiale. “Spirits” invece mantiene la sarabanda ritmica ed il disordine strumentale in un percorso più organico.
OP8 - Cracklin' Water (1997); Tom, Dick & Harry (1997); il marziale Howe Gelb (Giant Sand) arricchisce il programma con la emozionante Lisa Germano ed il brio ...Arizona-Mex dei Calexico Burns e Convertino; il risultato e' tale da aggiornare le coordinate del rock psichedelico.
OPHET - a fair judgement (2002); campioni del progressive rivestito di metallo,compongono una affascinante nenia con una melodia di quelle che giureremmo di aver ascoltato nella nostra infanzia; non mancano naturalmente le botte incazzate,pur in una ninna nanna
ORBITAL -The Box (part 2) (1996); raro esempio di elettronica moderna che non affoga in un ritmo banale (che e' cio' che invece avviene di regola,necessitando il regolare tum-tum di grancassa per destinare il prodotto alle sale da ballo); al ritmo da batucada si aggiungono una felice scelta melodica e timbrica ed una metrica che non tradisce l'effervescenza del ritmo.
OXBOW– Insane asylum (2006); dove l’insania esprime più ragione. Eugene Robinson da San Francisco, muscoloso omone dal canto sofferto fino al falsetto (più spiazzante di Bob Hite), violenza blues su due toni di batteria da intrattenimento drammatico, orchestrazione rumorista ben meditata e tutt’altro che casuale per un tornado di violenza.
PAIN TEENS - Body Memory (1993); terroristi texani dal disordine rumoristico piu' razionale rispetto ai nobili capostipiti (Red Crayola)
PAPA M - Beloved Woman (2001); canto sussurrato,ritmica spedita dall'ex Slint David Pajo,gia' creatori della scena «post rock»
PARADISE LOST - enchantment (1995); intro pianistica sentimentale, la parabola romantica si sconvolge nell'impeto delle chitarre e nel canto non grindcore come d'abitudine ma trattenuto e fatale
PAST LIVES– Paralizer (2010); Seattle, ritmo da Neu! E martellamento del basso come piaceva ai Joy Division.
PATRICK WATSON– Daydreamer (2006); da Montreal un quadretto naif nella lingua già usata dai Pram. Un piano romantico con spigoli da film horror, un vortice delicato di canto, chitarre hawaiane, banjo, batteria delicata e pulsante; un sogno pronto a sconfinare in un incubo di Tim Burton.
PAVEMENT - Texas Never Whispers (1992); canzoni da un mondo obliquo vicino al pianeta dei Pixies,almeno negli episodi migliori
PETRA JEAN PHILLIPSON- One day (2005); tenue canzone nelle corde di Joni Mitchell in quel di Brighton
PHISH - Rift (1993); Axilla, Pt. 2 (1994); cresciuti dalle stesse radici della tradizione americana dei '70,sono fra quelli che hanno scelto di conservare tempi e metrica del rock misurando i virtuosismi solipsistici che hanno affossato il genere,mantenendo tempi spediti da bluegrass ma senza cedere alle convulsioni ritmiche piu' moderne
PIANO MAGIC - Son de mar (2001) archi impegnati in un malinconico,statico volo sullo scorrere indifferente del tempo
PINBACK– Hurley (2000); B (2003); Byzantine (2006); arriva a San Diego l’onda lunga degli Slint negli arpeggi di chitarra da cameretta ma con più brio ritmico e pathos rispetto all’ampia concorrenza.
PITCHSHIFTER - Stop talking (so loud) (1992); racconto noir su ritmo dub,Fino a che si scatena la abituale ferocia dei 5 di Nottingham
PIXIES:- Monkey go to heaven (1989); Ana (1990); nostalgie sixties in salsa naif; timbri secchi e graffianti,dalla Boston di Black Francis e Kim Deal,aquest'ultima ancora piuì in alto con le Breeders
POLVO - Vibracobra (1992); architetture sonore che sfidano la legge di gravita',qui ricordati pero' in uno degli episodi piu' concreti; gli epigoni del genere («math rock») sono stati molto meno creativi,adagiati sulla rimasticatura del King crimson maturi
PONTIAK– How tall are you (2006); Aestival (2009); Seminal shining (2009); The north coast (2012); fra Virginia e Baltimora, le stesse strutture armoniche dilatate e gli stessi tempi pazienti degli Arbouretum, le stesse pennellate di chitarra per una psichedelia moderna che i due gruppi stanno costruendo insieme (anche con la collaborazione nello split “Kale”), i Pontiak con più dinamica nell’intensità sonora e meno riferimenti “storici”.
PRAM: Omnichord 2 (1998); canto favolistico su viaggio spedito di rytm box,arrangiamento naif ricco e sensuale dal North Yorkshire
PREFUSE 73 - Extinguisher (2003); Scott Herren con un dub meditabondo sotto le luci serali della citta'
PROJECT PITCHFORK - Odyssee (2003); The touch (2005); marziali esercizi elettronici, timbrica ricca e brillante; accorati toni metal industrial ad aggiornare la tradizione elettronica tedesca
QUASI: A case of no way out (2001); da Portland una lirica,splendida melodia dal sapore dei classici
RACONTEURS– Level (2006); Steady as she goes (2006); far rivivere i Led Zeppelin senza imitarli, nè nel canto di Robert Plant nè nella chitarra di Jimmy Page, ma piuttosto compenetrandone l’essenza armonica ed il respiro seventies (Level) ed insieme ricordarsi di White Stripes: signori, Jack White.
RADAR BROS: Stay (1996);canzone senza epoca: come se i Radiohead fossero si romantici ma non cosi' lagnosi; di Jim putnam (gia' Medicine),fra i geni misconosciuti che meritano vendetta
RADIOHEAD: Blow out (1993); Just (1995); Creep (2002); gli episodi migliori paiono quelli dove al canto sentimentale si affiancano buone rasoiate di chitarra,giri armonici non banali,tempi piu' sostenuti
RADIO MOSCOW– 250 miles; psichedelia hendrixiana dallo Iowa (nelle attitudini, certo non nel virtuosismo chitarristico).
RAILROAD JERK - what did you expect (); il sapore profondo dell'America:chitarre in spalla,treni che accostano su antiche banchine di legno in avamposti dimenticati nel deserto
RAKES– We are animals (2005); riff chitarristico irresistibile per una canzoncina scialba a la Clash.
RAMONA FALLS- The darkest day (2009); sofisticata orchestrazione per la psichedelia fantasiosa dedicata alle cascate dell’Oregon.
RAY LA MONTAGNE- Lavender (2014); nostalgica psichedelia dal sapore più che americano dal chitarrista del New Hampshire
RED RED MEAT - snowball (1992); Moon calf tripe (1993); Smokey mountain (1993); Flank (1994); Idiot son (1995);Sulfur (1997); Chinese Balls (1997); sole a picco che scioglie gli accordi di chitarra,psichedelia desertica... e mai diresti che vengono da Chigago,se non per l'elaborato,pregevole lavoro armonico che li accomuna agli altri interpreti della stessa generazione e regione geografica (tipico il trattamento delle parti solistiche in funzione armonica piuttosto che melodica o di coloritura). Pregevoli anche i riferimenti piu' tradizionali che hanno richiamato alle orecchie dei piu' i Rolling Stones:attenzione pero',mai si parli di imitatori per i nostri eroi,ma senz'altro di uguale sensibilita' rock:i Red red meat esisterebbero anche senza Jagger e co. La loro storia fascinosa e sempre piu' allucinata continua con i Califone
REIGNING SOUND - Funny Thing (2004); buona canzone,con tutto come «deve» essere: tempo classico,pause previste,canto discreto e chitarre modeste e sicure
REX: Audrey La'mort (1996); l'elogio della lentezza,gia' caro ai Codeine (Doug Sharin in comune); qui le coordinate partono dagli accordi da cameretta degli Slint ma riescono a lambire una certa intensita' espressiva
ROCKET FROM THE CRYPT - pushed (2002); martellamento classico che al solo sentirlo ti si apre il cuore:quando partono le chitarre poi vieni definitamente conquistato; rock classico ed eterno che non ignora pero' la lezione punk hard core
ROLLINS BAND - Low Self Opinion (1992); Grip (1992); Disconnect (2002) Liar (2002); Volano pietre: a forma di accordi durissimi di chitarra,notevole per intensita' sofferta ed eroica; a forma di urla,Implorazioni ed imprecazioni di chi non capisce perche' non riconosci la retta via. La ritmica posa solide travi per scintillanti edifici di acciaio.di Henry Rollins,gia' eroe punk con i Black flag
ROYAL TRUX: - Map of the city (1995); Shadow of the wasp (1995); Cold joint (1997); moderni ma vicini all'idea tradizionale di rock; si e' speso per loro il paragone con i Rolling Stiones:lo cito per invogliare all'ascolto,ma mai si parli di imitatori,piuttosto di uguale sensibilita' nel trattare l'eterno 4\4 del rock...e comunque meglio loro,o i Red red meat,piuttosto che gfli Stones post '71. Il loro linguaggio e' piu' definito e conscio,nell'eta' matura,dell'ubriacatura Beefheartiana degli esordi
RPWL– Sleep (2005); tablas indiane, ritmo in levare e rasoiata di chitarra compensano la melodia debole del gruppo tedesco, che non si è mai ripetuto.
SECRET MACHINES: - Daddy's In The Doldrums (2006); episodio costruito sul martellamento ostinato di Echoes (Pink floyd),che aveva gia’ affascinato gli Young gods,nello stesso periodo (i quali erano ricorsdi addirittura al campionamento), nel volenteroso tentativo di perpetuare la vita della psichedelia seventhies
SHALABI EFFECT: - Imps (2003); A proposito di nostalgie seventhies,cosa c’e’ di meglio che tablas e (chitarra che imita il) sitar? Episodio di gran pregio,comunque,dalla complessita’ ritmica che aggiorna il genere secondo i canoni contemporanei. Da Montreal,fucina di menti libere dalle mode
SHEARWATER: - Soon (2002); delicata canzone che mostra come le possibilita’ melodiche del sistema tonale non siano affatto esaurite
SHELLAC - Doris (1993); the idea of north (1994); Mouthpiece (1996) Mistakes; didn't we deserve a look at you the way you rea (1998); ferocia pura,senza uguali,che non si riscontra neanche negli eroi delle cadenze industriali (Ministry,Nine inch nails) giacche’ Steve Albini non si affida ai timbri ed alle distorsioni,ma direttamente ad una sintassi che inventa un linguaggio fatto di rabbia,odio ostinato,ossessioni trattenute in estenuanti nenie mettalliche (Didn….) o urlate disperazioni e cinici sberleffi. Steve Albini e’ monumento imprescindibile per le successive generazioni di rockers (insieme ai Melvins),per la lezione ultraminimalista (ancora una volta,il riferimento e’ didn) ed un suono che aggiorna la timbrica del classico trio rock secondo una natirale evoluzione e non un semplice salto tecnologico (Steve e’ stato anche il produttore di Nevermind,campione di incassi dei Nirvana e occasione di rilancio dell’intero movimento rock)
SHIPPING NEWS - (morays or) demon (2005); chitarre e basso grattugiano potenza sommessa,con i dovuti squarci liberatori; canzone niente affatto scontata
SIX ORGANS OF ADMITTANCE– Close to the sky (2012); spesse coloriture di chitarra di Ben Chasny, anche nei Comets On Fire.
SLINT: - Breadcrumb trail (1991); la rivoluzione sonora parte dalla cameretta: brani costruiti con susseguirsi di accordi ed arpeggi trovati nelle sonnolente pause pomeridiane; ne derivano architetture armoniche fra le migliori di quelle che ancora cercano di affrancarsi dal giro armonico del blues; ne e' nato un genere (post rock...) che pero' e' piena deriva degenere:pallidi esercizi di chitarre che sarebbero insufficienti anche come esercizio dilettantistico,amorfa stasi melodica e ritmica,gli Slint avrebbero meritato migliori allievi
STEVE GUNN– New decline (2013); nella tradizione chitarristica americana di John Fahey e Robbie Basho ma senza rinunciare alla ritmica ed a puntate alla chitarra elettrica.
STROKES - Juice box (2005); riff ben riuscito fra le poche cose da ricordare dei Newyorkesi già salutati come ennesima next big thing che non ha avuto sviluppi.
SUPERGRASS - Caught By The Fuzz (1994); Odd (1995);Caught By The Fuzz ha il sapore dei classici: non ci si crede che non sia del 1980; quando il recupero degli stili da' questi risultati,non e' giusto parlare di retroguardia; Odd si tuffa poi negli anni '50,ed e' un'altro gran bel viaggio
SWELL: - Suicide Machine(1991); (It's Time to) Move On (1993); glad to be alone (1994); make up your mind (1998); next to nothing (2003); sunshine everyday (2007);di David Freel da San Francisco la proposta piu' sottovalutata della storia:punto. Melodie memorabili,ritmi brillanti,a volte sghembi,arrangiamenti geniali caratterizzati dalle improvvise rasoiate di chitarra,il tutto con un linguaggio accessibile,anche alle folle che pascolano alla corte dei Muse o dei tardi,stopposi Pink Floyd
SWERVEDRIVER - duel (1993); chitarre decadenti dei '90:preciso genere,ma gli Swervedriver sono stati fra i migliori
TH' FAITH HEALERS - everything, all at once forever (1993); elementare,ossessivo,ipnotico,uno di quei brani che le produzioni spingono in fondo al disco,lontani dalle attenzioni dei programmatori radiofonici,ma alla distanza sono questi che rimangono.
TIED AND TICKLED TRIO - The Long Tomorrow (2003); gustoso episodio lounge per il trio tedesco,dedito in genere a piu' sciapi e impalpabili glitch
TINARIWEN– Toumast tincha (2014); sonorità’ desertiche, ma non siamo in Texas, piuttosto nel Sahara del Mali; fra chitarre elettriche e strumenti tradizionali.
TINDERSTICK - Tiny tears (1995); legare le virtu’ crooner di Leonard Cohen (e le serene,disperate lamentazioni di Lou Reed) a ritmi sotterranei e pulsanti,punteggiature ruvide di tastiere (come gia’,con varieta’ maggiore, in Nick Cave); la formula funziona ancora una volta grazie alla discrezione degli arrangiamenti ed all'intensita’ emotiva di alcune melodie
TITO AND TARANTULAS - After dark (1996) Tito Larriva,messicano a Los Angeles, appartiene alla scuola rock che risale direttamente ai Rolling Stones,ma la torrida After dark ottiene,pur in un impianto (armonico,ritmico,melodico) tradizionale l’individualita’ espressiva del capolavoro
TRANS AM - Interstellar drift (2010); una ritmica energica e precisa regge ad un robusto filo eterei voli di aquilone; quello dei Trans am l’hanno chiamato post rock,ma noi preferiamo questo episodio molto e propriamente rock
TUATARA - The melting sun (2002) una batucada hip hop sostiene sonorita’ da western nipponico, da Seattle,curioso progetto collaterle di membri di Rem,Screaming trees,Chills...
TYPE O NEGATIVE - Christian woman (1993);Summer breeze (1993); Love you to death (1996); Red water (1996); Go to sleep (1996); White slavery (1999); band dello scomparso Peter Steele che si e' distinta per le virtu' canore e compositive del frontman ma anche e forse di piu' per le qualita' strumentali del chitarrista Kenny Hickey,debitore dello stile di Tony Iommi (Blac Sabbath); da Brooklin,sofferenza urbana,rabbia e furore per un risultato maturo e compatto fra i migliori del genere gothic doom metal
UNWOUND - Terminous (2001); Il capolavoro progressive dei ’90,incredibile a credersi,in piena epoca grunge,mette insieme le contemporanee,involute frasette di chitarra che non osano staccarsi dalle radici ritmiche del brano,un martellamento ritmico di quelli insegnati da Steve Albini (Shellac) inserito pero’ in una complessita’ frenetica che si puo’ ritrovare nel coevo Amon Tobin e voli intensi del violino che non possono non ricordare i Curved Air (comune anche l’attitudine minimalista,manifesta e piuttosto passiva nei Curved Air,meglio interpretata dagli Unwound),ma la maturita’ ritmica del brano pone gli Unwound (anche piu’ di) 20 anni avanti
URBAN DANCE SQUAD - Deeper shade of soul (1990); contemporanei ai Red Hot Chili Pepper,hanno,come loro,avvicinato rock ed hip hop,ma l’analogia termina qui:piu’ dotati di chitarre rock i Red Hot, piu’ legati al dub Gli Urban dance; la provemienza geografica (Olanda) probabilmente ne ha condizionato il successo commerciale
URGE OVER KILL - Emmaline (1991); Girl, you'll be a woman soon (1992); Goodbye to Guyville (1992); Emmaline non e’ altro che Odin's Gift To His Mother (i Brain Donor di Julian Cope. Autori di un paio di buoni brani,uno dei quali (girl, you'll be a woman soon) graziato dalle attenzioni di Tarantino (Pulp fiction) ma non hanno saputo approfittarne. Buon rock chitarristico,anche quando e’ nostalgico e poco originale (copie piu' o meno dichiarate a parte).
VERUCA SALT - Get back (1994); da Chicago canto e movenze da rrriot girl pentite per un riuscito episodio dal sapore di un classico
VERVE - Reprise (1995); delicata e sognante psichedelia britannica che non riesce pero' ad aggiornare il genere
VETIVER - Luna sea (2004);ennesimo episodio melodico californiano, la canzone ha melodia riuscita,arrangiamento classico e garbato e concisione espressiva
VOICE OF THE SEVEN THUNDER– Kommune (2010); The bourning mountain (2010); inglesi che si ricordano degli Amon Duul II, in particolare di quelli concreti ed elettrici del “Live in London”, e degli Hawkwind.
VOIVOD - Clouds In My House (1993); energico rock canadese tracciato con la precisione dei solchi lasciati da un carro armato,non manca pero’ di agilita’ e felicita’ espressiva;
VUE - do you think of him still (2001);fra i tanti gruppi ‘90 che hanno proposto rock stando bene attenti a non discostarsi dalla lettura british ’60, quella seminata da Who,Faces ecc. la mancanza di un linguaggio originale (mica facile,del resto) e’ compensata dalla vena compositiva felice
WARLOCKS - Left and Right of the Moon (2001); dolcezza melodica pinkfloydiana su modesto impianto ritmico ed armonico che non consente particolari voli di fantasia ma ci basta per ingannare la nostalgia
WHITE DENIM– Let’s talk about it (2008); riff sventagliato di chitarra acida ed incespicamenti minimalistici; da Austin-Texas.
WHITE STRIPES - dead leaves and the dirty ground (2001); I'm Finding It Harder To Be A Gentlemen (2001); Now Mary (2001); the hardest button to button (2003); Jack White aveva tutto per rinverdire i fasti dei Led Zeppelin e magari fare anche meglio (anche un nano vede piu’ lontano di un gigante se monta sulle sue spalle e Jack un nano non e’). Ottime canzoni che meritavano la coloritura timbrica di un trio,almeno,invece Jack sacrifica il meglio della sua produzione in duo con Meg White alla batteria e scarne sovraincisioni;quando si e’ deciso ad adottare una formazione completa,era troppo tardi,la vena creativa aveva dato il meglio di se'.Il repertorio comunque rimane abbondante ed eccellente.
WIRE TRAIN - Spin (1990); attivi gia' dagli '80 in San Francisco,rilascino nel '90 questo episodio di grande grazia ritmica,piuttosto isolato nella loro discografia). Suonano rock come se l’umanita’ non avesse superato lo scoglio del 1975,non hanno fornito m olte buone prove,ma Spin merita la presenza nella ideale compilation di ogni cultore rock
WOODEN SHJIPS- Motorbike (2009); psichedelia come la praticavano gli Opal (altri californiani) 20 anni prima: insomma… da Ripley Johnson, anche nei Moon Duo.
WOODS- Cascade (2012); chitarre rotolanti, disordinate suggestioni psichedeliche ancora dalla California.
WORKHOUSE - John Noakes (2003); esercizio chitarristico da cameretta su ritmo bandistico,ha la giusta impennata elettrica che turba il riposo sereno come un cattivo pensiero
XX– Cristalised (2009); da Londra melodia soffusa e chitarre che alternano modestia e voglia di svegliarsi.
YAMANTAKA– Oak of Guernica (2001); ancora un gruppo aperto dal Canada (dopo Godspeed you! black emperor, Silver mt. zion) ed ancora con le stesse atmosfere dilatate, oniriche e rumorose.
YOUNG GODS - Skinflowers (1991); gli svizzeri di Fribourg offrono forse la piu’ omogenea miscela fra suoni originali e campionamenti; cattiveria alla Ministry,timbri e rasoiate di chitarre (campionate) conseguenti.
ZEPHYRS - What Voltage Is The Moon (2005); la grazia di una canzone che sa raccontare una storia anche senza ricorrere alle parole,quieti bucoliche e nuvole ombrose comprese
Nicola Lembo ha aggiornato al Genn. 2016